Les Grands Voisins | Spunti per un’altra rivoluzione a Parigi
Gramsci scriveva che ogni movimento rivoluzionario è romantico, per definizione. E a Parigi, simbolo universale del moderno romanticismo, uno spazio per la rivoluzione c’è sempre stato. Lo raccontano la Bastiglia di Les Miserables; il Marchese de La Fayette e la sua Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino, la ghigliottina e il susseguirsi di terrore e speranza tra i parigini; le strade colme e le università occupate nel maggio ’68; il fervore intellettuale di una capitale libera dalla dittatura mentre in Spagna infuocava la guerra civile ed in Italia si marciava su Roma. Persino i grands boulevards simbolo della Parigi che tutti amiamo e sogniamo ai giorni d’oggi sono frutto di una contro-rivoluzione: quella urbanistica, voluta da Luigi Napoleone Bonaparte per impedire la costruzione di quelle barricate che bloccavano ciclicamente le stradine di una Parigi dall’aria ancora medievale e proteggevano i rivoltosi dagli attacchi delle forze dell’ordine.
Nonostante l’Europa – e la Francia – siano pacifiche da più di 70 anni, le micro-ribellioni urbane contro l’indifferenza e l’impersonalità che sembrano ammantare le grandi metropoli sconvolgono ancora, nel loro piccolo, i centri delle città. In un ciclo infinito di eroiche occupazioni di grandi spazi vuoti e disabitati e bracci di ferro con le autorità, questi progetti di riqualificazione nascono spesso sapendo di star lottando contro il tempo prima di un’inevitabile chiusura. Un eccezione virtuosa e creativa si è ritagliata, dal 2015, uno spazio nel 14e arrondissement parigino, a due passi da Denfert Rocherau: risponde al nome di Les Grands Voisins ed era, fino a pochi anni fa, l’ospitale abbandonato di Saint-Vincent-de-Paul.
Spiegare cosa rappresentano davvero i Grands Voisins in poche righe è una missione impossibile. Occupato due anni fa per alloggiare oltre 600 personnes en situation de vulnérabilité, si è allargato a diventare un microcosmo beato tra mura di mattoni chiari dipinti di graffiti e murales, sotto l’ombra benevola della grande ciminiera che svetta sull’antico ospedale. In questo quartiere effimero, non distante dall’imponente Tour Montparnasse o dall’eleganza dei Jardins de Luxembourg, centinaia di associazioni, ONG, start-up ed artigiani animano una “fabbrica del bene comune” che fa della riconversione urbana sostenibile dal punto di vista sociale, economico ed ecologico un punto di forza.
Il sogno di Les Grands Voisins gravita attorno a cinque spunti fondamentali.
Uno: ritrovarsi. Imponendosi come centro multiculturale accessibile ed aperto al mondo intero, in una metropoli che tende a dimenticare o ignorare le proprie fasce più deboli, Les Grands Voisins permette – con i suoi mercatini domenicali, i cine-dibattiti volti a tematiche sociali e politiche nell’Amphithéatre Lelong, i concerti e DJ set del venerdì e sabato sera alla Lingerie che raccontano le tradizioni musicali degli angoli più disparati del mondo – di conoscere persone che non si avrebbe l’occasione di incontrare da alcuna altra parte e scoprire punti di vista inattesi.
Due: creare, fabbricare, giocare. Tra atélier che portano a riscoprire il piacere di rammendare e riqualificare quei vestiti ed oggetti che normalmente butteremmo al minimo strappo, workshop di fotografia analogica e digitale, stop-motion, design, scrittura creativa, scultura e cucito ed inviti costanti alla creatività, gli artigiani e gli artisti che occupano Les Grands Voisins invitano a riconsiderare i modelli di consumo contemporanei – e a riscoprire il lato artistico, spesso raggrinzito ed abbandonato, che molti hanno lasciato con l’infanzia. Per chi non si vergogna di essere un po’ nerd, invece, le serate dedicate a giochi da tavola e di strategia – per non parlare del Cluedo gigante – sono un sogno che diventa realtà. Non ci si dimentica, ovviamente, uno spazio per i bambini veri e propri: Les P’tits Voisins, organizzato nei weekend per rinfocolare la curiosità scientifica, artistica e tecnologica in bambini ed adolescenti.
Tre: prendersi cura di sè. Ricordando le proprie origini solidaristiche, ogni lunedì le associazioni che coordinato il progetto distribuiscono verdure fresche a chi ne ha bisogno. L’importanza data ad una dieta equilibrata e al benessere psicofisico di ognuno non si ferma però qui. In uno degli edifici del quartiere effimero trova spazio una palestra aperta gratuitamente per gran parte della settimana, ed in un altro si può godere di una rigenerante sauna a dei prezzi che fanno piangere dalla commozione anche lo studente più squattrinato. Credendo fermamente nei benefici di filosofia e medicina orientale, poi, Les Grands Voisins offre anche una gamma incredibile di corsi di yoga e meditazione dai nomi impronunciabili ma dall’aria rilassantissima.
Quattro: “rifare il mondo”. Albert Camus, enorme figlio d’arte della capitale francese, credeva che la rivolta consista nell’amare un uomo che non esiste ancora. Fedele alla sua sottile vena rivoluzionaria, Les Grands Voisins si imepegna quotidianamente per fare del mondo un posto un po’ migliore. Un’università popolare prende forma attorno a dibattiti animati e conferenze a temi ambientali e sociali, mentre le associazioni che tengono in vita il quartiere mettono a disposizione il proprio know-how in fatto di comunicazione ed organizzazione.
Cinque: essere solidali. Non abboccando all’amo di una facile gentrificazione, il progetto rimane fedele al proprio scopo originario: quello di aiutare chiunque si trovi in difficoltà, quando la città sembra schiacciarli e dare loro le spalle. Per questo è stato messo in piedi fin dall’inzio il Dispositif Premières Heures, volto a reinserire gradualmente i grandi esclusi della società, scampati alla vita sulla strada, nel tessuto professionale con contratti flessibili e responsabilità crescenti. Sono questi dipendenti la vera linfa che tiene in vita Les Grands Voisins: prendendosi cura dei più disparati aspetti – l’agricoltura urbana da cui provengono i prodotti serviti alla caffetteria e al bar del quartiere, la gestione dei rifiuti e degli spazi verdi, le decorazioni, la pulizia e l’artigianato e l’organizzazione degli spazi comuni – hanno permesso a questa utopia parigina di vincere la propria scommessa.
Se Les Grands Voisins doveva chiudere i battenti alla fine del 2017 per fare spazio ad un nuovo ecoquartiere, il fatto che sia diventata in poco meno di due anni un polo d’attrazione vitale in un arrondissement un po’ sonnolento e residenziale ha fatto sì che il progetto sia stato rinnovato, con il beneplacito delle autorità, fino almeno al 2019. Certo, gli spazi verranno man mano erosi dal cantiere che lavorerà instancabilmente per portare alla luce suddetto ecoquartiere, ma in cambio alle associazioni che hanno dato vita a questa rivoluzione verranno concessi altri spazi lungo l’avenue Denfert-Rocherau per continuare a far vivere la propria utopia solidale.
Victor Hugo – un altro francese qualsiasi – considerava che, forse, si dovrebbe prendere la società ai quattro angoli della tovaglia e buttar tutto in aria. Se l’approccio di Les Grands Voisins non ha troppo da spartire con barricate e ghigliottine, l’impatto rivoluzionario che un progetto solidale di tale portata sta avendo sulla coscienza urbana di Parigi butta certamente, a modo proprio, tutto in aria. Senza bisogno di costruirci sopra larghissimi boulevards.
Photo credits: Les Grands Voisins, Facebook.