I migliori film del 2017. Quasi.
Quasi. Perché la difficoltà col cinema al giorno d’oggi è capire quali siano i film del 2017. E quando la Redazione (vi prego di immaginarci in un castello diroccato, mentre fuori infuria la tempesta) si è messa a stilare questa lista, molte cose si sono dimostrate fuori posto. I film del 2016, ma arrivati tardi da noi sono da conteggiare? E quelli usciti quest’anno ma non ancora sbarcati sul suolo italico? E quelli che neppure hanno una data d’uscita?
Il Natale quando arriva arriva, recitava un vecchio adagio. E anche noi abbiamo deciso di prendere i film così. Anche loro quando arrivano arrivano.
Tenetevi forti, sta per iniziare il nostro personale tour nei film di questo anno ormai agli sgoccioli!
Film del 2016, ma arrivati da noi nel 2017
Arrival: Denis Villeneuve crea un film di fantascienza clamoroso, forse il migliore del decennio (Interstellar ME LO PUPPPA!! Si può dire?). Una riflessione sul tempo e sulla meraviglia, con un’attrice straordinaria (che non è stata neppure candidata agli Oscar, vergognosamente). Basterebbe lo sguardo di Amy Adams per renderlo un capolavoro, ma Villeneuve decide di andare oltre e parlare di scienza e filosofia, di comunicazione e circolarità. Film che alza l’asticella.
Personal Shopper: Olivier Assayas ci offre la sua personale interpretazione dei fantasmi, che si fondo col mondo reale, fatto di schermi che riflettono e voci sospese nell’etere. È un film sulla fenomenologia dell’apparenza e dell’apparire, dove social e fantasmi si intersecano – diventando (perché lo sono) la stessa cosa. Kristen Stewart è come sempre più bella che brava, ma viene usata in maniera programmatica perché di apparenze vive, anziché di sostanza. Siamo fatti della stessa sostanze dei media (questa me la tatuo, NdS).
La tartaruga rossa: Un naufrago su un’isola deserta tenta con ogni mezzo (e con zattere di ogni tipo) di scappare verso il mare aperto, ma qualcosa glielo impedisce. Un ostacolo che si trasformerà in una storia d’amore e di vita. “La tartaruga rossa”, film d’animazione prodotto dallo Studio Ghibli e diretto da Michaël Dudok de Wit, è una metafora muta sulla vita e sulla natura. Privo di dialoghi, comunica con la rarefatta eleganza dei disegni ad acquarello e con la forza della poesia.
Hunt for the wilderpeople (data di uscita non prevista): La perfezione raggiunta da questo film lascia a bocca aperta: armonizzando con grande maestria temi delicati e tendenti al deprimente, risate intelligenti, e momenti da stringere il cuore, il regista neozelandese Taika Waititi crea un capolavoro destinato a rimanere nella storia, accompagnato da un cast indimenticabile.
Film del 2017 che sono usciti nel 2017 anche da noi
Dunkirk: non poteva non essere in lista l’ultimo film di Christopher Nolan. Sebbene con qualche eccesso di epica nel finale, il film risulta il più riuscito del regista. Una splendida riflessione sul tempo e sull’uomo, sulla guerra e i suoi frutti. Un film dove le parole lasciano spazio alla fisicità della recitazione, con Tom Hardy mattatore, che recita solo con gli occhi, “mascherato” (di nuovo) per la maggior parte del film.
Get Out: Fifoni amanti del cinema, Get Out è probabilmente il miglior film dell’anno per riconciliarvi con l’horror. Se, come me, amate la tensione, i colpi di scena, e le emozioni forti, ma non il sangue e l’eccessiva brutalità del genere, questo godibilissimo ed intelligente lavoro firmato da Jordan Peele fa al caso vostro – uno dei regali più graditi di questo 2017.
Okja: Film quasi-rivelazione di Netflix, osannato da critica e percentuale ecologista di utenti Netflix. Mix d’alto calibro di attoroni di Hollywood (Tilda Swinton sdoppiata e cattivissima, Paula Dano -cuori- criminale gentiluomo, uno Jake Gyllenhall improbabile) ed altrettanti attoroni sudcoreani (nel senso che so bravissimo, se poi siano strafamosi e strapagati non è dato sapere). Tutti diretti da quel furbone di Bong Joon-ho, esperto nell’alternare generi e stratificare temi. In mezzo a questo esotico mix, dei supermaiali giganti 100% digitali, con espressioni fin troppo umane, vengono affidati a diverse fattorie sparse per il mondo per venire cresciuti, pasciuti amati ed infine, rispediti al mittente per farne delle delicatissime salsicce. La rustica ma risoluta bambina che insieme al nonno ha cresciuto Okja (il più super dei supermaiali) è assolutamente intenzionata a non farlo diventare una braciola. Uno dei più bei film del 2017 . Controindicazioni: può indurre nei più sensibili tendenze vegane. Siete avvertiti.
Gatta Cenerentola: finalmente un vanto italiano! Gatta Cenerentola è una vecchia favola riportata a nuova vita dalla factory napoletana Mad con i registi Rak, Cappiello, Guarnieri e Sansone. Un piccolo gioiello animato, dal sapore tutto italiano ma dal retrogusto internazionale, che ci ricorda quanto può essere prezioso ciò che si nasconde nelle sfumature degli opposti. Ma voi lo sapevate che la prima versione scritta di Cenerentola è napoletana? Fratelli Grimm, mi sentite?
Lady Macbeth: in una sperduta magione inglese si consuma un dramma di passione e follia, sangue e lacrime. Una ragia raffinata ed una fotografia pittorica, che ricorda i fiamminghi e la loro luce, rendono la forza di un dramma tutto (o quasi) girato in spazi chiusi e stanze dal gusto vittoriano. Il film di William Oldroyd, inoltre, ci fa scoprire la bravissima e bellissima Florence Pugh, la cui intensità rimane a lungo negli occhi.
Mother! è una grande allegoria sull’avidità dell’uomo. Il film in sé può piacere o meno, ma bisogna riconoscere ad Aronofsky il merito di aver saputo mettere da parte il tono retorico e autoreferenziale, che solitamente usa sul grande schermo quando affronta simili tematiche, in favore di un linguaggio espressivo quasi fiabesco che privilegia l’immagine ai giri di parole.
E film del 2017 che da noi chissà se e quando usciranno (che fatica!)
A Ghost Story: una elegia sul tempo ed il suo scorrere, sul cinema e la sua magia. Esteticamente splendido, il fantasma in lenzuolo bianco di David Lowery racconta i sentimenti senza gridarli; descrive il tempo sfiorandolo. Una fotografia ed un formato di grandissima efficacia, incorniciano questa grande metafora che si fa significato. Sotto il mantello (forse) Casey Affleck.
Wind River: un vero western ambientato nelle nevi, di quelli tardivi e dolenti. Il film di Taylor Sheridan mescola il sentimento del lutto con piste su cui cacciare, la critica sociale a favore delle riserve indiane con le atmosfere del thriller. Il risultato è stranamente bilanciato e coinvolgente. Un film sulla frontiera, che conclude l’immaginaria trilogia formata da Sicario e Hell or High Water (di entrambi Sheridan ha firmato la sceneggiatura). Il tutti e tre i casi è la frontiera, questo spazio formato dalla natura, prima che dall’uomo, ad essere protagonista. L’uomo può adattarsi o soccombere, in un ambiente dove la geografia (umana) definisce i comportamenti. Ottime le prove degli attori Jeremy Renner (finalmente Occhio di Falco fa centro) ed Elizabeth Olsen (la più giovane e talentuosa delle sorelle Olsen – le altre due, le gemelle, si drogano).
Fuori concorso, menzioni speciali
Victoria: uscito addirittura nel 2015, il film di Sebastian Schipper è un piccolo miracolo. Un lunghissimo ed unico pianosequenza, non appesantito dalla sua forma, ma che trae da questa vigore, ritmo, tensione. La partecipazione dello spettatore è totale, in un film che alterna vari generi, per sfociare in uno sgangherato gangster movie di periferia. Incredibile. Incredibile che da noi sia uscito nel 2017 ed in una manciata di sale.
Twin Peaks, stagione 3: Come David Lynch stesso sostiene, Twin Peaks non è altro che un unico film lungo 18 ore. Chi ha avuto il coraggio (e soprattutto l’amore e la pazienza) di vederlo per intero ha sicuramente assistito a una delle opere più belle e rivoluzionarie del XXI secolo. Possiamo dirlo amici, dopo il 21 maggio 2017 si è ufficialmente aperto il dibattito sul considerare le serie tv al pari del Cinema.