Give Me 5 (SALT Edition) | vol. 100
E siamo a 100.
100 di questi giorni, 100 di questi Give me 5 con cui vi facciamo compagnia ogni Lunedì dal lontanissimo aprile 2015, a parte quando ci capita di avere una vita sociale la domenica e il lunedì siamo troppo sconvolti per scrivere.
Per l’edizione specialissima numero 100 (l’abbiamo già detto? “sì, ceeeento”) ci siamo sentiti in dovere morale di festeggiare alla grande ed è per questo che vi regaliamo, anzi, ci regaliamo una playlist super fichissima dedicata a tutta la redazione di SALT.
I Should Live In Salt | The National
La preferita di tutta la redazione, per dire che anche i National ci lasciano sempre e comunque cose indimenticabili. Come questa, che sta all’inizio di Trouble Will Find Me e ci invita subito all’allegro inferno privato di Matt Berninger: “dovrei essere trasformato in una statua di sale per averti lasciato indietro”, dice, più o meno. Ma a noi piace interpretarla come “dovremmo vivere nella redazione di SALT” e infatti lo facciamo. Daje.
Salt Peanuts | The Quintet
Indietro di sessantaquattro anni, ora. È il 15 maggio del 1953 e sul palco della Massey Hall di Toronto ci sono i cinque più grandi jazzisti del pianeta: Charlie Parker (sax), Dizzy Gillespie (tromba), Bud Powell (piano), Charles Mingus (contrabasso) e Max Roach (batteria). Si divertono come matti, parrebbe, e Salt Peanuts ne è la prova più evidente.
Shoop | Salt’N’Pepa
Ora: questo pezzo non c’è, nella soundtrack di Master Of None. Il che è più o meno incomprensibile, visto l’amore di Aziz Ansari per l’r’n’b contemporaneo e gli anni novanta. Adesso chiudete gli occhi, fate partire Shoop, tornate al 1993 e immaginatevi quanto sarebbe perfetta come sottofondo della puntata in cui Denise inizia a capire qualcosa di se stessa.
La Guerra del Sale | Daniele Silvestri, Caparezza
Daniele Silvestri è uno che fa musica popolare nel senso più alto del termine. Il vertice gentista del suo ultimo Acrobati è ovviamente il duetto con Caparezza: una cosa che, se la leggi bene e l’ascolti con la testa, c’è da mettersi le mani nei capelli e dire machedavero; se invece segui lo scioglilingua con il piede e lo stomaco, allora ti frega per forza.
Building Steam With A Grain Of Salt | DJ Shadow
Il debutto di DJ Shadow è un classico dei “dischi fatti con altri dischi”: 63’ di musica costruiti interamente su sample, pescati ovunque per creare cose completamente nuove. Building Steam With A Grain Of Salt è la prima traccia dell’album e ti mostra subito cosa avresti potuto fare già nel 1996 con un sampler Akai MPC60, un giradischi Technics SL-1200 e un registratore a nastro Alesis ADAT. Se solo fossi stato tu, il genio.
Salt Lake Cuts | Kuedo
Alziamoci dal divano al ritmo di synth vintage, galleggiando in un nostalgico mood dell’elettronica dagli echi di Blade Runner (1982) dei Vangelis. “Diciamo no all’ipertensione, ma sì a Salt Lake Cuts di Kuedo.”
Salt | RY X
Ancora una volta è dalla lontana Australia che i nostri cuori vengono scossi e questa volta è merito di RY X, del suo Dawn (2016), di cui è impossibile non amare Berlin, e del “sale” che ha un posto d’onore nel disco. Dawn è un album che va ascoltato in loop, con le cuffie e la stessa voglia di vivere che ci porta ad ascoltare James Blake.
Salt Of The Earth | The Rolling Stones
Il sale della terra, qui, sono i lavoratori, gli oppressi, gli ultimi: Rolling Stones per il sociale, praticamente. Prima la voce di Richards, poi quella di Jagger e infine pure un coro gospel. Una ballata pazzesca da una band in stato di grazia, che in Beggars Banquet aveva appena messo in fila altre cosette come Simpathy For The Devil e Street Fighting Man.
There Ain’t No Sweet Man That’s Worth The Salt Of My Tears | Peggy Lee
Una hit del 1928 (!!!) rivisitata da Peggy Lee in un album 1963. Incisa in tutta fretta, a quanto si può sentire: cento secondi soltanto, frettolosi e affascinanti, per cui vale la pena non attendere troppo per iniziare a saltellare e swingare.
Sapore di Sale | Gino Paoli
Un classico assoluto della musica italiana, in chiusura, perché non si può finire una festa senza una canzone deprimente. Sapore di Sale ha il suono struggente di Gino Paoli che si accorge che l’estate sta finendo e cerca di fermarla per un istante in più, aggrappandosi ai ricordi belli che inevitabilmente scivoleranno via insieme al sale, alle vacanze, ai baci, a te.
State con noi, altri 100 Give me 5 vi accompagneranno nel giorno più funesto di ogni settimana.
Grazie, per averci ascoltato ogni maledetto Lunedì.