Elogio della Rattitudine
La fine di Rat-Man
A fine settembre si è conclusa una delle più importanti serie a fumetti italiane, una di quelle a cui sono più affezionata in assoluto, una di quelle per cui quando usciva un nuovo numero il giorno dopo ero in università a riderne con gli amici. Sto parlando del celebre Rat-Man di Leo Ortolani, edito da Panini Comics, in edicola ogni due mesi dal lontano 1997 (ma autoprodotto sin dal 1995), che con il numero “Quando tutto finisce”, decimo capitolo di una saga durata 18 mesi, è giunto al suo epilogo fortemente voluto e studiato dal suo autore.
Anche se non posso dire, purtroppo, di essere stata una lettrice fedele sin dai primi numeri (a mia discolpa impresa ardua avendo all’epoca 7 anni), da quando l’ho scoperto grazie ad amici non sono più riuscita a liberarmene. Posso dire che Rat-Man è entrato a tutti gli effetti nella mia vita dato che le battute sulle “gemelline” sono all’ordine del giorno quando esco con i miei amici e persino mia madre sa citarne delle sequenze a memoria, prima tra tutte quella di “Piero Della Gigetta”. Forse, per chi non conosce la serie, potrà sembrare strano che un gruppo di universitari possa sbellicarsi dal ridere a suon di battute sui peti, sulla cacca e sui transessuali, ma per tutta la durata della serie Ortolani è riuscito a tenere un ritmo altissimo in materia di comicità e umorismo, escogitando sempre gli espedienti più incredibili e anche più stupidi per far riuscire al meglio le sue battute.
Ho parlato di ritmo non a caso. Se c’è una cosa che Ortolani ha sempre sfruttato al massimo il cosiddetto “tempo comico”, forse all’inizio con un qualche talento innato, ma con il passare dei numeri diventandone sempre più consapevole e a tutt’oggi non credo che esista un autore di fumetti che lo abbia sfruttato in maniera altrettanto produttiva ed efficace. Ciò di cui parlo è la ripetizione di diverse vignette sempre uguali o differenti solo per un unico dettaglio, espediente costantemente presente nelle storie di Rat-Man e ciò che rende spesso le sue battute assolutamente esilaranti. È stato divertente notare come, nella lunga saga finale, l’autore faccia tantissimi riferimenti meta-narrativi alla struttura stessa del mezzo-fumetto quasi come per simboleggiare la padronanza che lui stesso ha acquisito nella sua costruzione e nella comprensione dei suoi meccanismi.
Ma non credo che mi sarei mai affezionata a una serie e a un personaggio a tal punto solo per le sue battute comiche. Perché “Rat-Man” negli anni ci ha fatto ridere tanto, ma anche piangere tanto, ci ha fatto pensare a come siamo noi, a come sono gli altri, ci ha fatto riflettere sulle diverse facce del bene e del male (tranne alle gemelline). Quello che ho sempre amato di Rat-Man è il suo essere insopportabile, odioso, codardo, sessista, classista eppure a modo suo buono, affettuoso, leale e coraggioso (a volte) e quindi, per tutte queste cose, complesso e imperfetto. Trova la sua forza dagli altri, dalla sua famiglia disfunzionale formata da un ex-lucciola transessuale, un poliziotto sprovveduto, un altro poliziotto oligofrenico, un orsacchiotto di pezza superintelligente e un prete che non è proprio sicuro della sua fede. E sono queste sue debolezze ed imperfezioni a renderlo così simile a tutti noi poveri comuni mortali e, viceversa, a rendere tutti noi un pochino più supereroi come lui.
Perché Rat-Man è l’eroe di cui tutti noi abbiamo bisogno, ma non quello che ci meritiamo. Perché nella saga finale, quando sembra che lo scontro tra bene e male si debba combattere ai massimi sistemi (ovviamente i toni epici sono alleggeriti dalle solite battute irresistibili che spezzano il ritmo solenne della narrazione) è invece nella semplice unione alle persone care che i protagonisti trovano la forza di combattere ed è, infine, nella propria intimità che i buoni trovano l’arma per contrastare l’ombra che sembra avanzare inesorabile.. aiutati da una buona scorta di proiettili.
Per fortuna non posso dire che Rat-Man mi mancherà, perché già da ottobre nuove storie del nostro super-eroe preferito saranno in edicola con “C’è spazio per tutti”, anche se al di fuori della continuity della serie. Ma devo ammettere che, nello scorrere le pagine finali della saga e dicendo addio ai personaggi a cui mi sono tanto affezionata nel tempo, ho sentito già un pizzico di nostalgia, anche se è così appagante che Rat-Man abbia finalmente ritrovato la sua Thea.