Give Me 5 (Corto Maltese: gentiluomo di fortuna ) | vol. 91

Give Me 5 (Corto Maltese: gentiluomo di fortuna ) | vol. 91

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Una vela scivola su un filo di china, l’ala di un gabbiano riempie lo spazio di una vignetta, l’oro di un’anella all’orecchio sinistro e l’assenza.

In quel silenzio c’è il profumo dei mari del Sud, la sensazione pungente del caldo, in attesa che la terra venisse infradiciata da un temporale tropicale. Un uomo, occhi color miele e capelli neri arruffati, fuma mentre il suo sguardo erra verso quel filo di china, l’orizzonte.

A 50 anni dall’uscita della prima avventura di Corto Maltese – Una ballata del mare salato: un biglietto a chilometraggio illimitato in rotta verso i Tropici, un atlante personale inseguendo il gentiluomo di fortuna, archetipo dell’antieroe, cinico di facciata, ma nel profondo ispirato da un profondo senso di humanitas.

Fabrizio De Andrè| Crêuza de mä

Una gaida – cornamusa della Tracia- solitaria apre il brano, annuncia l’arrivo dei marinai nel porto, dopo mesi trascorsi in mare. È l’occasione per riassaporare il cibo povero, dimenticato, ma la terra è sempre vista con diffidenza, “gente di Lugano con facce da tagliaborse”, il continente cambia troppo velocemente.

Faber non parla solo della sua Genova, pur cantando in dialetto, abbraccia l’eterogeneità di tutti i figli del Mediterraneo, nei loro gesti, vocaboli e volti.

Figlio di un marinaio di Tintagel, terra di Merlino e di una gitana di Siviglia, Corto nasce sulle coste del Mare Nostrum, a Malta, un’isola funambola tra “vecchi fantasmi, di templari, diavoli siciliani e fate arabe saracene” .

Senza linea della fortuna nel palmo della mano sinistra, da ragazzo decide di tracciarla con un rasoio del padre, probabilmente senza aumentarla, ma essendo semplicemente libero. Il cuore inquieto appartiene all’avventura romantica, non attendiamo dietro i vetri dei gardjoli, i balconi colorati de La Velletta, molliamo gli ormeggi.

Ombre di facce, facce di marinai

da dove venite, dov’è che andate

da un posto dove la luna si mostra nuda

e la notte ci ha puntato il coltello alla gola

Chavelas Vargas| Si no te vas

Chavela Vargas è stata amante di Frida Khalo. Vita intensa riflessa nella voce traboccante di passione e struggimento. Canta di donne e amori, bevendo litri di tequila e portando con sé una pistola.

Così, eclettica e trasgressiva, immagino la madre del marinaio, la Niña de Gibraltar, modella e amante, pare, del pittore Ingres.

In Si no te vas, personalmente scoperta nel film di Almodovar – Julieta – dove una madre attende il ritorno della figlia scomparsa, la Vargas parla dell’assenza dell’amore che riempie la vita di una donna e la distrugge.

Non so come Hugo Pratt si immaginasse la bella zingara spagnola, ma io la vorrei scissa tra consapevolezza dell’irresistibile natura nomade del figlio e la nostalgia di madre, come due mari di temperature diverse, in insanabile conflitto lungo una cresta di spuma bianca.

Hay cuanto diera yo

por verte una vez mas

amore de mi cariño

Quanto darei

per vederti ancora una volta

amore del mio affetto

Buena vista social club| Dos gardenias

Corto ama molte donne e, senza legarsi a nessuna, trova sempre un modo elegante per congedarsi.

Nella penultima tavola de Una ballata del mare salato c’è l’addio più commovente, quello a Pandora Groosvenore.

Lei vestita in modo maschile, senza perdere in femminilità, non si lascia incantare dall’uscita ad effetto del marinaio. Ballano un tango di Arola verbale; con civetteria arguta e apparentemente svagata lei fa emergere l’inconsistenza dell’offerta di Corto: mai se stesso, ma solo “un incontrarti sempre..in qualsiasi posto” .

Corto Maltese e Pandora

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Due strade si sfiorano, si attraggono e divergono, comprendendo l’impossibilità della loro convivenza, forse solo contingente, almeno per la ragazza:“Arrivederci, Corto Maltese!

Il bolero, cantato da Ibrahim Ferrer, che sembra uscire da un locale che odora di sigari e menta cubana, si intreccia all’onirismo romantico della scena. Voglio credere che siano gardenie, quelle che Corto appoggia sulle spalle di Pandora.

Dos gardenias para ti

Que tendran todo el calor de un beso

Due gardenie per te

che conterrano tutto il calore di un bacio

Gustavo Cerati| Pulsar

Realistici e magici i viaggi di Corto. Sempre in fuga dal male, senza alcun spirito riformista, piuttosto anarchico,  contrapposto al meccanicismo di una società in evoluzione. Non agisce mai ispirato da certezze incrollabili, spinto dal caso, contempla le follie del mondo e delle guerre con lucido disincanto. Come scrisse Vittorio Cerami – scrittore e candidato all’Oscar come sceneggiatore de La Vita è bella : “Corto in mezzo ai ladri ci vive, senza illusioni. Combatte i criminali perchè fanno venale mercimonio di tutto ciò che nutre i sogni, cioè, per dirla con Nerval, la vita.

Anche la geografia dei suoi albi, a volte perfetta, altre segue il joyciano ritmo psicologio dei suoi personaggi, ma poco importa, quello che conta è l’avventura: ricerca e fine, azione e attesa, con un magnetismo irresistibile come una stella pulsar.

Pulsar di Gustavo Cerati nasce nel 1993 su un sample di Sirius di Alan Parson Project come un approccio elettronico e forse meno sperimentale del lavoro precedente Dynamo, con la band argentina Soda Stereo (ne scongiuro l’ascolto, hanno segnato l’art rock sudamericano).

En viaje hacia la redención

La luz no deja de pulsar

Creo en el amor porque nunca estoy satisfecho

Es mi salvaje corazón

Sulla strada per la redenzione,

la luce non smette di pulsare 

Credo nell’amore,

perché io non sono mai soddisfatto,

il mio cuore è selvaggio

Caetano Veloso e Maria Gadù| Beleza pura

“Corto Maltese se ne andrà perché in un mondo dove tutto è elettronica, è calcolato, tutto è industrializzato, non c’è posto per un tipo come lui” diceva il suo creatore Hugo Pratt.

Lo immagino circondato dalla Beleza Pura magari vicino a Bahia, con il volto segnato dalle rughe salate, che fissa quel filo di china dell’orizzonte e piange come Alexandros di Pascoli, avvertendo la limitatezza come uomo e le infinite possibilità del desiderio (o forse del personaggio di carta).

E così, piange, poi che giunse anelo:

piange dall’occhio nero come morte;

piange dall’occhio azzurro come cielo.

 Ché si fa sempre (tale è la sua sorte)

nell’occhio nero lo sperar, più vano;

nell’occhio azzurro il desiar, più forte.

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