A cena da Bridget Jones
“ALL BY MY SEEEEELF…”
Avanti, confessate, chi non ha mai cantato a squarciagola qualche straziante canzone d’amore mezzo sbronza, steccando tanto da rompere i bicchieri e molestando quindi coinquilini/vicini/animali domestici perdendo così ogni dignità e speranza di vita sociale?
Ecco, se la risposta è no è solo perché siete troppo giovani. E probabilmente non sapete nulla di Bridget Jones.
Dal 2001, anno di uscita del film ormai cult, figlio del best seller dell’inglesissima Helen Fielding, stuoli di donne in tutto il mondo hanno riso, pianto e iniziato diari (e diete, ndr) riconoscendosi delle (dis)avventure della paladina delle sfigate: Bridget.
Trentenne, cicciottella, semi-alcolizzata, imbranata, fumatrice incallita, logorroica e, soprattutto, ZITELLA, la nostra Bridget non si lascia però sopraffare dalla depressione.
“E così presi una grande decisione, mi dovevo assicurare di non ritrovarmi l’anno prossimo mezza ubriaca ad ascoltare FM nostalgia, le canzoni più belle per gli ultra trentenni! Decisi di riprendere in mano la mia vita. E cominciare un diario, in cui scrivere tutta la verità su Bridget Jones, nient’altro che la verità. Decisione numero uno: ovviamente perdere dieci chili. Numero due: mettere sempre a lavare le mutande della sera prima. Ugualmente importante: trovare un ragazzo dolce e carino con cui uscire, evitando di provare attrazione romantico-morbosa per nessuno dei seguenti soggetti: alcolizzati, maniaci del lavoro, fobici dei rapporti seri, guardoni, megalomani, impotenti sentimentali o pervertiti. E soprattutto non fantasticare su una particolare persona che incarna tutti questi aspetti.”
Mettiamola così, il personaggio di Bridget ha una comicità dolce-amara semplicemente irresistibile e riesce a mantenere una vena ironica davvero brillante, oscillando costantemente nel bipolarismo tenero-cinico che tiene insieme l’intera trama e che è poi proprio quel che fa di questa commedia romantica un piccolo trattato psicologico al femminile. E non dico femminista, ma proprio femminile, cioè rosa, in gonnella, tra panciere e cerette, mutandine zebrate e gonne troppo corte.
Insomma, Bridget ha un piglio tutt’altro che anticonformista, è solo spudoratamente sincera. E infatti non si vergogna di ribadire a ogni pagina del suo diario lo strazio per quella concezione romantica dell’uomo perfetto che un giorno dovrebbe arrivare nella sua vita da zitella inacidita travolgendola di passione e risolvendo ogni problema.
Ispirandosi palesemente ai romanzi di Jane Austen, Bridget si troverà a dover scegliere tra due uomini e, proprio come la sua antesignana ottocentesca Elizabeth Bennet in Orgoglio e pregiudizio, dovrà rivedere la sua opinione a riguardo. Forse, sarà solo un po’ meno elegante…
“Mark Darcy si muove come avesse un gigantesco cetriolino sott’aceto nel di dietro…”
(Ecco, è quello stesso Mr. Darcy austeniano ma in versione contemporanea, guarda caso interpretato da Colin Firth esattamente come in una famosa versione televisiva della BBC di Orgoglio e pregiudizio)
That’s love. E infatti Mark Darcy (anche se non in sella a un candido destriero) conquisterà Bridget salvandola in molte occasioni, una su tutte, la sua cena di compleanno.
“Zuppa di Sedano
Tonno alla Griglia su Vellutata di Concentrato di Pomodorini Ciliegia con Confettura d’Aglio e Patate Fondant.
Composta d’Arance. Crema inglese al Grand Marnier.”
Nonostante i buoni propositi e il continuo tentativo di riscatto da parte della nostra Bridget, l’impresa pare piuttosto ardua per una che si alimenta come ogni single che si rispetti: male. E infatti…
“Ore 20,35. Dio mio. Ho appena sollevato il coperchio della pentola per togliere le carcasse di pollo. La minestra è blu.”
Per fortuna un vero gentleman come Mr Darcy è, sa sempre tirare fuori un pizzico di english humor e spadellare un paio di omelette al momento giusto.
Così, il tonno diventa una meno impegnativa frittata con crocchette di patate (“Dove cazzo è quel cazzo di tonno! Qui Birdget Jones per Sit Up! Britain, alla ricerca del tonno perduto!”) e la composta d’arance si riduce a una marmellata collosa, debitamente accompagnata dal Grand Marnier scolato direttamente dalla bottiglia.
Lo stereotipo della single post moderna in crisi sentimentale è completo, per fortuna che Bridget “non sa cucinare, ma ci piace così com’è!”
Zuppa di principe azzurro
La povera Bridget nel film commette il fatale errore di scegliere, per legare insieme i porri da mettere nel brodo, uno spago azzurro…Ma c’è da dire che forse a monte il suo errore è stato scegliere un libro di cucina di Marco Pierre White, notoriamente fonte di ricette per cinture nere ai fornelli.
Ma se è pur vero che abbassando l’ansia da prestazione e usando uno spago bianco la tragedia può essere evitata, c’è da dire che senza disastri cromatici nessun Mr. Darcy correrebbe in nostro aiuto.
Insomma, consiglio da Bridget de no’ antri: comprate del colorante blu.
Ingredienti:
800 gr di porri
2 scalogno
olio evo q.b., sale e pepe q.b.
4 cucchiai di panna
crostini di pane bianco q.b.
1 litro di brodo vegetale (sedano, carote, cipolla, patate, porri)
1 cucchiaino da caffè di colorante alimentare blu
Partiamo dal brodo. Lasciate stare quegli intrugli chimici già fatti che si conservano in eterno e che uccidono lentamente con le overdosi di glutammato che comportano…tanto è così facile che sospetto potrebbe farcela anche Bridget.
Si parte sempre dall’acqua fredda (circa un litro e mezzo per avere poi un litro di brodo) e si aggiungono coste di sedano, carote e cipolle rosse debitamente pulite e tagliate in pezzi grosse o addirittura intere, poi patate sbucciate, in questo caso anche due porri legati insieme (non emulate la nostra eroina fino al punto dello spago colorato, please) e del sale. Lasciate bollire il tutto coperto a fuoco basso per almeno un’oretta.
Nel frattempo tritate lo scalogno e mettetelo a soffriggere in una pentola grande quanto quella dove cuoce il brodo, lasciandolo appassire nell’olio dolcemente. Affettate i porri e aggiungeteli in pentola con un altro filo d’olio. Quando saranno appena appena dorati, copriteli usando tutto il brodo filtrato ad eccezione delle patate che andranno a dare consistenza alla zuppa e lasciateli cuocere ancora per circa venti minuti, regolando di sale e pepe e aggiungendo solo in ultimo la panna (non lasciatela bollire in pentola che sennò si straccia).
A cottura ultimata, frullate il tutto con il mixer a immersione per rendere la zuppa cremosa e liscia.
Solo a questo punto è il momento di rischiare con il colorante: versatelo nella zuppa mescolando bene perché il colore sia uniforme e del tono di azzurro che preferite. Con molto coraggio dei vostri “fratelloni di sventura” aka amici single, non vi resta che impiattare, guarnire con i crostini e gustarla.
In attesa che Colin Firth suoni al citofono.