Saudade do Brasil
Un po’ di tempo fa, durante una cena nella quale stavo raccontando del mio exchange a São Paulo, un’amica si è rivolta a me dicendo: ”quando parli del Brasile ti si illuminano gli occhi, è una cosa dolcissima”. In quel momento ho capito cosa significasse davvero per me la parola “saudade”. Ricordate il primo numero di Salt nel quale venne recensito dalla sezione Literature “Il sale della vita” di Françoise Heritier?
Ecco, io definirei la saudade come il ricordo felice di un sale della vita.
Nei miei sei mesi brasiliani di sali della vita se ne sono susseguiti tanti e, come farebbe Françoise Heritier, vorrei raccontarveli con una tecnica narrativa a cui siamo da sempre poco abituati, l’elenco. Il Brasile è davvero l’altra parte del mondo e qualsiasi tentativo di raccontare ogni momento vissuto o meraviglia ammirata risulterebbe riduttivo.
Sale della vita è il portellone dell’aereo che si apre e la ventata di calore che ti avvolge il viso non appena atterri all’aeroporto di Guarulhos, è vedere São Paulo in lontananza per la prima volta dal finestrino dell’auto di un ragazzo dell’università che, senza sapere minimamente chi fossi, si è fatto una levataccia per ritirare “l’italiana” all’aeroporto, sono i tentativi iniziali di farsi capire cercando di utilizzare una lingua diversa dalla tua, nuova e musicale. Sale della vita è il primo giorno che metti piede nella Faculdade de Direito “São Francisco”, è rimanere a bocca aperta nel vedere persone che ballano e cantano nel cortile della facoltà: è il giorno in cui si accolgono i calouros (le matricole) e la festa è appena cominciata!
È la prima festa universitaria, è conoscere tantissime persone e fare fatica a ricordarsi i nomi di tutti, ma avere già il sentore che queste persone non saranno delle semplici meteore nella tua vita; è innamorarsi di un popolo, della sua musicalità, del suo “aprirsi” e accoglierti a braccia aperte in un abraço che non ti lascia più.
È imparare a conoscere São Paulo, è il quartiere bohemian di Vila Madalena con le sue vie graffittate e i localini in cui si suona la samba dal vivo, le baladinhas (piccole discoteche caratteristiche di questo quartiere) e le feirinhas domenicali (manifestazioni con danze, cibo tipico e musica), è la terrazza della mia casa dalla quale si vedeva il tramonto sorseggiando una cerveja (birra) o una capirinha. Se vi capita di passare per São Paulo prendetevi un pomeriggio per fare due passi e conoscere l’atmosfera di questo quartiere ai confini della realtà.
Sale della vita è Avenida Paulista con i suoi grattacieli e la sua ricchezza quasi sfrenata, è il centro di São Paulo con la sua contraddizione, il suo essere lasciato a sé stesso, la sua povertà, i piccoli segreti che nasconde. È passare tutta una giornata con una nuova amica brasiliana che ti porta a fare un tour del centro mostrandoti, oltre alle conosciute Praça da Sé e Catedral da Sé, le piccole ricchezze nascoste, quelle che solo un paulistano può mostrarti: il Pátio do Colégio ove la tradizione vuole che sia sorta São Paulo, il Mosteiro de São Bento, la vista meravigliosa di São Paulo dall’edificio Banespa.
Sale della vita è il grande mercato di São Paulo, sono i suoi colori, i profumi, la frutta di ogni tipo, l’odore dei pastel che friggono, le voci urlanti dei mercanti sempre disposti ad offrirti un assaggio; è un pomeriggio al Parque de Ibirapuera senza lasciarsi scappare una visita al museo afro-brasiliano.
Sale della vita è andare all’aeroporto a prendere tuo fratello e una delle tue più care amiche ripensando a tutte le volte in cui ti sei detta: “Tutti dicono che verranno a trovarmi ma chi avrà il tempo per farlo davvero? Il Brasile non è mica dietro l’angolo!” e avere la risposta lì davanti a te; è viaggiare con loro, andare per la prima volta a Rio de Janeiro e immergersi nella cidade maravilhosa. È sorseggiare una caipirinha a Ipanema, riuscire a visitare il Pão de Acucar in un’ improbabile giornata brasiliana di freddo e pioggia e non poter vedere assolutamente nulla se non le nuvole intorno a te (ma se capitate a Rio de Janeiro non perdetevi la possibilità di ammirare un tramonto sulla cidade da questa collina, è davvero qualcosa di sensazionale – ci sono tornata senza pioggia e freddo, giuro). È sentirsi molto fighi in una giornata a Copacabana, perdersi tra le vie di Lapa – quartiere delle notti carioca costellato da barzinhos con samba dal vivo – e finire a ballare in un’ improbabile balada. Sale della vita è prendere un aereo per Salvador do Bahia, sorvolare la capitale dello stato di Bahia e rimanere impressionata dalla distesa di baraccopoli che circonda Salvador, è passeggiare per il Pelourinho – il caratteristico quartiere di Salvador con i suoi palazzi coloniali tutti in fila e colorati – e godere di ogni angolo nascosto. Salvador do Bahia è la città più nera di tutto il Brasile e quest’anima africana, ancora oggi fortemente presente e caratterizzante sotto molti aspetti, diventa l’anima e il ritmo di una terra colorita, magica, mistica, dove il sacro partecipa al quotidiano e la musica diventa evento collettivo di celebrazione, invocazione, festa e ritualità. Sale della vita è farsi tre ore di barca da Salvador e arrivare al Morro de São Paulo, isola tropicale dal mare cristallino circondata dalla mata atlantica, niente macchine, strade di sabbia marina, gente ospitale e un’atmosfera molto hippy, decisamente difficile non innamorarsi di un posto così. Un giorno abbiamo camminato per un’ora sulla sabbia fino ad arrivare in una spiaggia enorme – la quarta praia– nella quale non c’era anima viva se non un pescatore e il suo piccolo baracchino fatto di fronde che ci ha preparato un’ottima caipirinha e un pesce alla griglia per pranzare in riva al mare…magic moments!
È altrettanto sale della vita partecipare ai progetti di Teto (un’associazione brasiliana il cui obiettivo è cercare insieme di superare la condizione di estrema povertà nella quale vivono milioni di persone in Brasile), passare un weekend in una favela di São Paulo e costruire una casa emergenziale per una famiglia. La favela è un’esperienza multisensoriale, è la puzza, è il funky che risuona tutto il giorno a tutte le ore, è il fango, sono i racconti di chi ormai non chiede più niente a questa società perché non se ne sente nemmeno più parte, sono anche le parole di chi, invece, non si arrende. Sale della vita è guardare un tramonto dal tetto di una casa costruita in due giorni all’interno di una favela con le tue mani e con quelle di altre 10 persone che non avevi mai visto prima, lo è incredibilmente.
Sale della vita è tornare ai confini dell’Amazzonia dove già 5 anni fa avevo lasciato un pezzettino di cuore, è un tramonto sul Rio Campompema, è un abbraccio silenzioso e sincero di una ragazzina della “Pastoral do Menor”, è l’accoglienza che tutti ti riservano, è remare su una canoa in un fiume dell’Amazzonia. È sale della vita scendere in piazza insieme a milioni di brasiliani perché una politica al servizio di tutti è qualcosa per cui ognuno di noi è chiamato a esprimersi, senza differenze; è la pelle d’oca che ti viene mentre canti con i tuoi amici in piazza e per le strade “eu sou brasileiro, com muito orgulho, com muito amor”(sono brasiliano, con molto orgoglio, con molto amore) e chiedersi quando il tuo paese tornerà a farlo.
Sale della vita sono le persone che ho incontrato, è avere una famiglia brasiliana e, soprattutto, è sentire tutta questa saudade… perché mi ricorda che nella vita si può essere così tanto felice da non sapere nemmeno dove metterla tutta quella felicità.
Paola Galli
Bellissime parole Paola, come brasiliana ti devo dire che la “saudade” è un sentimento che non si definisce , e, felice sono quelli che la sentono perché significa che qualcosa di buono a vissuto e magari vivrà ancora !!!
Cara Silva, grazie per il commento! Personalmente cerco di rendere tutta questa “saudade” il carburante delle mie giornate, in attesa di tornare presto nel tuo bellissimo e avvolgente paese per “matar essa saudade”!
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[…] sono ancora stata in Brasile, ma se mai voleste andare alla ricerca delle radici di questa parola, bè, vi consiglierei di […]