Julie & Julia | Hasta la cucina siempre!
Metto subito le mani avanti: stavolta il mio giudizio è di parte. Mi sento inevitabilmente chiamata in causa quando si parla di scrittrici mancate e cuoche che lottano per la gloria ai fornelli, ancor più se di mezzo ci sono un blog, un fidanzato che “è un santo” e un lavoro avvilente. Pur essendo un film – diciamocelo – ben lontano dall’essere un capolavoro, Julie & Julia ha conquistato una piccola fetta di pubblico adorante tutta particolare (boh si vede che in giro c’è un sacco di gente messa come me).
Uscito nelle sale nel 2009, Julie & Julia si presenta come il capitolo finale e consacrativo della true-story cenerentolesca della food blogger newyorkese Julie Powell. Tutto ha origine nel 2004 quando una giovane impiegata semi-depressa nonché scrittrice inconcludente (appunto, Julie Powell) decide di aprire un blog in cui sfogare la sua passione per la cucina, mettersi alla prova con delle scadenze, esercitarsi nella narrativa e magari prendersi pure una personalissima, microscopica rivalsa sul mondo. Antesignana delle Chiara Maci a venire, Julie sceglie di fronteggiarsi con la maestra per eccellenza dell’arte culinaria negli USA, la donna sua omonima, sua guru e sua ossessione, Julia Child. Ecco l’idea: nell’arco relativamente breve di un anno, quindi 365 giorni, Julie s’impegnerà a riprodurre con successo le 524 ricette contenute nel celebre libro di Julia Child Mastering the Art of French Cooking, uscito per la prima volta nel 1961 e ancora caposaldo della cultura gastronomica delle casalinghe americane.
Questo è quello che racconta il film e più o meno anche quello che è successo realmente. A volerla dire tutta, messa in questi termini sembra una storia per lo più autoreferenziale, quasi l’autobiografia di se stessa. Mi spiego: il film racconta l’esperienza che ha portato Julie alla pubblicazione di un libro di grande successo editoriale, che a sua volta era la raccolta degli articoli del blog, che a loro volta seguivano le tracce del libro della Child. Insomma, è tutto un gran rincorrersi di scrittura e di ricette, dentro e fuori la finzione e con tutti i mezzi a disposizione. Sia chiaro, non è certo inusuale che il cinema attinga alla realtà e alla letteratura insieme, non diversamente poi da come la scrittura stessa e l’arte in generale fa. In questo caso però il meccanismo è puramente commerciale, ostentativo della riproducibilità mediatica (ok, nemmeno questa è una gran novità). Ma allora, viene da chiedersi, perché questo film (mi) piace tanto? La risposta è semplice: perché è un film femminista, nel senso che accoppia cucina e coraggio, perseveranza e rivoluzione, piacere e libertà e li declina doppiamente al femminile.
Se è vero che ai tempi di Julia Child, del senatore Mc Carthy, della prima Coca Cola la cucina casalinga era e doveva per forza restare recinto d’azione della donna, le cucine dei ristoranti à la page erano invece territorio di competenza esclusivamente maschile: gli chef disossavano anatre, spennavano fagiani, sventravano trote, montavano salse; mentre alle mogliettine non rimaneva che svolazzare tra un pollo arrosto e l’altro con delle belle gonne a ruota. Ma Julia Child non era tipa da svolazzare. Pratica, allegra e anticonformista, visse molti anni a Parigi con il marito Paul, diplomatico per gli USA, frequentò la famosa scuola Cordon Bleu come unica donna tra tanti chef e diventò talmente brava da insegnare a sua volta a delle amiche francesi la loro stessa tradizione culinaria. Per molti anni lavorò a quella che all’epoca sembrava una follia destinata al disastro editoriale: una raccolta esaustiva di tecniche e ricette della più raffinata cucina francese presentata in modo che fosse fruibile dalle donne americane “senza servitù”. Un’impresa colossale, come tutte le rivoluzioni.
Un atto politico in piena regola, destinato a cambiare la cultura alimentare americana, a smuoverne l’immaginario e ridisegnarne i margini, ma soprattutto volto a educare il gusto delle grandi masse. È per questa forza, questa speranza, che i sughi, i pasticci e le meringhe di Julia riescono ad accendere in Julie qualcosa che le cambierà la vita. La passione per la buona cucina è molto di più della mera consolazione di cui godiamo con un buon piatto: Julia agisce su Julie né più né meno che come un modello, nonostante le differenze tra le loro epoche e i loro temperamenti. Julia diventa per Julie una ragione di vita e, per dirla iconicamente, una fonte d’ispirazione. Tutto il film, insomma, si riduce ad un tenero e divertente ping-pong tra la cucina di Julie e quella di Julia, le mani di una e coltelli dell’altra, tra i fallimenti di entrambe e i loro successi.
Non sarà un capolavoro, ma è una delizia.
Ah, quasi dimenticavo: i mariti ci fanno una gran bella figura. Del resto dietro una grande donna c’è per forza un uomo di pari valore. E anche in questo, Julia è un modello senza tempo (e non per niente la interpreta l’invincibile Meryl Streep!)
BOEUF BOURGUIGNON di Julia, Julie e ora anche di SALT
Non penso ci sia modo di rivedere o correggere le ricette di Julia. Sarebbe peggio di un’eresia. Però si può cercare d’impararle, quindi riporto fedelmente la ricetta della versione italiana del suo libro:
“Come succede con i piatti famosi, ci sono diversi modi per fare un buon Boeuf Bourguignon. Cotto bene e perfettamente aromatizzato è certamente uno dei piatti di carne più gustosi creati dall’uomo, e può anche essere il piatto principale per una cena a buffet. Per fortuna potete prepararlo in anticipo, anche il giorno prima e poi riscaldarlo: ci guadagna in sapore.
Ingredienti per 6 persone:
- 1 casseruola con coperchio da forno di circa 25 cm di diametro e alta circa 7 cm
- 1 mestolo forato
- 160 gr di pancetta
- 1 cucchiaio di olio di oliva
- 1,4 kg di polpa di manzo tagliata a cubetti di circa 7 cm
- 1 carota a fette
- 1 cipolla a fette
- 1 cucchiaino di sale
- ¼ di cucchiaino di pepe
- 2 cucchiai di farina
- 750 ml di Beaujolais, Cotes du Rhone o Bordeaux-St. Émilion o Borgogna o Chianti
- 500/750 ml di brodo di manzo
- 1 cucchiaio di concentrato di pomodoro
- 2 spicchi di aglio, schiacciati
- 1/2 cucchiaino di timo
- 1 foglia di alloro spezzettata
- la cotenna bollita della pancetta
- 18-24 cipolline
- 1 cucchiaio e mezzo di burro non salato
- 1/2 cucchiaio di olio d’oliva
- 120 ml di brodo di carne
- sale e pepe macinato al momento
- 1 foglia di alloro
- 2 rametti di prezzemolo
- 450 gr di champignon tagliati in quarti (per me funghi porcini)
- 2 cucchiai di burro non salato
- 1 cucchiaio di olio d’oliva
Togliere la cotenna e tagliare la pancetta a bastoncini. Cuocere la cotenna e la pancetta in 350 ml di acqua per 10 minuti. Scolatele, asciugatele e tenetele da parte. Riscaldate il forno a 230°. Rosolate la pancetta nell’olio a fuoco moderato per 2 o 3 minuti. Trasferitela con l’aiuto del mestolo forato in un piatto. Riportate la casseruola sul fuoco e riscaldate bene il grasso prima di rosolare il manzo. Asciugate la carne con un tovagliolo di carta e rosolatela, pochi pezzi per volta, nell’olio e grasso della pancetta ben caldi facendo in modo che tutti i lati rimangano belli dorati. Scolateli e conservateli nel piatto assieme alla pancetta. Nello stesso grasso dorate le verdure e poi scartate il grasso. Versate il manzo e pancetta nella casseruola e conditeli con sale e pepe. Cospargeteli con la farina e sistemate la casseruola senza il coperchio nella parte centrale del forno lasciandola per 4 minuti. Trascorso questo tempo, fuori dal forno, date una bella mescolata e infornate di nuovo per altri 4 minuti. Questo fa in modo che la farina si dori e che ricopra la carne con una crosticina. Versate il vino ed il brodo in modo che la carne ne venga ben ricoperta. Aggiungete il pomodoro concentrato, l’aglio, le erbe e la cotenna. Portare ad ebollizione a fuoco medio. Poi coprite la casseruola e infornatela sistemandola nel terzo scomparto inferiore del forno regolandone la temperatura in modo che il liquido sobbollisca piano piano per circa 2 ½, 3 ore. La carne è pronta quando la forchetta vi penetra facilmente.
Mentre la carne sta cuocendo nel forno, preparate le cipolline ed i funghi.
In una padella capiente riscaldate l’olio ed il burro e aggiungete le cipolline. Fatele saltare con delicatezza a fuoco medio per circa 10 minuti in modo che si dorino il più possibile uniformemente, senza rompersi. Versate il brodo, condite a piacere, aggiungete le erbe e coprite. Fate cuocere per circa 40-50 minuti il tempo necessario a che le cipolle rimangano perfettamente tenere, conservando però la loro forma, ed il liquido è quasi del tutto evaporato. Rimuovete le erbe e tenete da parte le cipolline. Per quanto riguarda i funghi riscaldate l’olio ed il burro in una padella a fuoco vivace. Aggiungete i funghi e mescolateli muovendo la padella per circa 5 minuti. Appena risultano dorati, toglieteli dal fuoco e teneteli da parte fino al momento dell’uso. Quando la carne è cotta, passate i suoi succhi di cottura attraverso un colino appoggiato su di una pentola. Pulite la casseruola con un panno pulito e rimetteteci la carne e la pancetta. Aggiungete infine le cipolline ed i funghi. Sgrassate la salsa e fatela bollire per 1-2 minuti, togliendo l’eventuale grasso che dovesse venire a galla. Dovreste ottenere circa 550-600 ml di una salsa così densa da ricoprire perfettamente il dietro di un cucchiaio senza quasi scivolare. Se dovesse risultare ancora troppo liquida fatela addensare facendola bollire fino a che ha raggiunto la giusta consistenza. Se invece risultasse troppo densa, allungatela con il brodo. Condite a vostro piacimento. Versate la salsa sopra la carne e le verdure.
Se lo servite subito: Coprite la casseruola e fate sobbollire per 2-3 minuti, bagnando di tanto in tanto la carne e i vegetali con la salsa. Servite il boeuf bourguignon nella sua casseruola oppure trasferitelo in un vassoio accompagnandolo con patate lessate, pasta o riso bollito e decoratelo con il prezzemolo.”
E come direbbe Julia, “Booooon appetit!”
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