Berlin is a bitch and then you marry
Questa riflessione su Berlino è cominciata una sera di settembre nel prato dell’aeroporto di Tempelhof.
Flughafen Tempelhof (fermata Platz der Luftbrücke sulla U6) è uno dei miei posti preferiti a Berlino, un vero e proprio aeroporto in centro città, chiuso definitivamente nel 2008. Nel 2010 è stato riconvertito in un enorme parco pubblico (più grande di Central Park a New York), con chilometriche piste di atterraggio dove ogni domenica centinaia di berlinesi vanno a pattinare (alcuni addirittura vi sciano d’inverno). Ovviamente diverse corporation hanno cercato di comprare questo spazio e di trasformarlo in un centro commerciale, ma i cittadini si sono fermamente opposti a questa gentrification. E ha funzionato.
Non è andata così bene al Kunsthaus Tacheles (Oranienburger Straβe, fermata Oranienburger Tor sulla U6), un enorme palazzo sovietico occupato da un collettivo di artisti subito dopo la caduta del Muro, diventato il più grande centro sociale d’Europa (qui l’espressione “centro sociale” ha un’accezione un po’ diversa), con una galleria d’arte dove 80 artisti di tutto il mondo hanno esposto gratuitamente le proprie opere. Dopo vent’anni è stato acquistato da una società di real estate e sgomberato definitivamente nel 2012. Vale comunque la pena andare a vederlo, imponente e decadente, ogni volta mi fa rimpiangere di non essere arrivata prima a Berlino.
Chiunque sia stato al Tacheles ne parla come un’esperienza unica. È però possibile trovare qualcosa di simile recandosi a Revaler Straße, proprio di fianco alla fermata della S-bahn di Warschauer Straβe. Qui infatti una ex officina ferroviaria è diventata un manifesto degli artisti berlinesi. Si chiama Reichsbahnausbesserungswerk (“officine per le riparazioni ferroviarie”), grazie a Dio abbreviato in RAW. Devo ammettere che la sera è un tantino losco (anche se il club “Suicide Circus” merita una visita), ma di giorno è meraviglioso. I palazzi un po’ fatiscenti di questo complesso, infatti, sono diventati una casa della cultura, dove nel pomeriggio è possibile vedere all’opera giocolieri, pittori, musicisti e addirittura compagnie teatrali.
Il RAW ospita anche alcuni dei più famosi murales della città. Parlando di murales, Berlino è il paradiso della street art, un vero e proprio movimento urbano, più complesso e strutturato di quello che ci si aspetterebbe. E questo è il momento per un po’ di orgoglio tricolore: alcuni dei murales più belli e geniali sono ad opera di Blu, un artista italiano! Il suo capolavoro (un uomo senza testa ammanettato da due orologi d’oro) è visibile dall’ Oberbaumbrücke, il ponte sulla Sprea che collega i quartieri di Friedrichshain e Kreuzberg. Se vi piacciono cose di questo genere, uno dei posti più suggestivi che possiate visitare è Teufelsberg, letteralmente “la montagna del diavolo”, immersa nella foresta che avvolge Berlino. Qui una ex stazione radio americana, usata per spiare i sovietici a Est, è stata completamente rivoluzionata dagli artisti che l’hanno occupata. L’unico problema è arrivarci… Teufelsberg, infatti, è letteralmente persa nei boschi.
Arrivati alla stazione Grunewald della S7 dovrete chiedere indicazioni al baretto. Qui un ragazzo gentilissimo vi spiegherà la strada sbagliata, quindi dovrete comunque chiedere ai passanti e mettere in pratica tutto quello che avete imparato su “Giovani Marmotte”. Ma ne vale la pena! Farsi risucchiare da questa cultura underground è molto semplice, e lo dice una che di underground non ha proprio un bel niente.
Queste sono solo alcune (pochissime!) delle cose che vale la pena visitare a Berlino, e non comincerò nemmeno a descrivere la bellezza del Reichstag al tramonto o la maestosità dell’Altare di Pergamo. Eppure Tempelhof, il RAW, Teufelsberg, i bar nascosti a Kreuzberg, i bonghi di Mauerpark la domenica, i falò sulla riva della Sprea al Kater Holzig, l’immenso Berghain sono ciò che mi ha fatto sentire che Berlino non è una città come le altre.
Perché? Cos’ha di speciale?
Non è romantica come Parigi, non è dinamica come New York. Da dove viene l’energia pulsante di questo luogo? Me lo sono chiesta per molto tempo, e poi ho capito. Berlino, di speciale, ha il Muro. Certo, oggi non c’è più, ma ci si inciampa in ogni passo.
So che sono passati 24 anni e che i ventenni berlinesi di oggi non hanno di certo combattuto per abbattere il Muro, eppure quello che si respira qui è proprio la rivendicazione della libertà. Adesso che siamo liberi, dobbiamo esprimere la nostra arte su ogni centimetro quadrato. Adesso che possiamo fare festa, dobbiamo ballare con la musica a tutto volume per dimenticarci che qui, proprio dove ora sorgono alcuni dei club migliori d’Europa, venticinque anni fa non si poteva neanche ascoltare la radio. Berlino è una città che vive al massimo, una protesta costante, un’apoteosi di ciò che fino a ieri era proibito, ed è per questo che ti penetra sotto la pelle e ti fa sentire così vivo.
I distretti che compongono la città sono profondamente diversi l’uno dall’altro, in un attimo si può passare dal multietnico Neukölln al radical chic Prenzlauer Berg dove, se non stai attento, finisce che ti ritrovi a camminare negli anni ’70.
Immagino che dopo essere stata in balia di inglesi, americani, francesi e russi, Berlino stia ancora cercando la propria identità. In tutta questa diversità, però, c’è un sentimento che accomuna ogni centimetro quadrato, ed è qualcosa a metà strada tra la voglia di vivere e la libertà, entrambe conquiste così recenti da meritare di essere celebrate ogni giorno.
A chi cerca per forza la bellezza classica mozzafiato a cui siamo abituati in Italia non consiglio di venire a Berlino. A chi ha voglia di sentirsi vivo consiglio di non perdere altro tempo e di prenotare subito l’aereo.
Un ringraziamento speciale ad Adri, senza la quale Berlino apparirebbe molto diversa ai miei occhi, e senza la quale non sarei in grado di pensare nemmeno metà delle cose che penso.
Info pratiche sulla città:
– Visit Berlin
– Instagram: @visitBerlin
Hashtag: #visitBerlin
mi sa che hai ragione…Berlino non è bell in quanto tale, ma viva da rimaner senza fiato…l’ho adorata e spero di poterci tornare presto!
esattamente.. una di quelle città che ti si infila sotto la pelle!
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