6 giorni nei Pirenei
Non potevamo resistere alla sfida.
Quando Guillem, amico di vecchia data di SALT col passaporto ispanico, ci ha scritto – rispondendo al nostro annuncio per nuove, volenterose leve – proponendoci un reportage letterario e fotografico del suo scorrazzare sui Pirenei, e’ bastato un pensiero sfocato a quelle vette che trapassano l’Europa per farci accettare, e di buon grado. La lingua non sara’ un problema, ci siamo detti. Armati di buona volonta’, cerveza e Google Translate porteremo a casa una traduzione che renda onore alla causa. Insomma, mal che vada, je la famo.
COME NO.
Guillem ci ha scritto un articolo entusiastico, autoironico e grammaticalmente montagnoso. Non ne abbiamo cambiato una virgola.
Vi riportiamo questo amalgama d’idiomi così come Guillem l’ha regalato a noi, senza filtri e senza mani di correzione – che l’italiano è un’opinione per tanti ma per lui no, è una danza.
Godetevi questa bella corsa motoristica sui lessici e le montagne di Pirene.
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Un po’ di geografia per cominciare. La catena montagnosa dei Pirenei comprende le regioni spagnole di Catalogna, Aragona, Navarra e Paesi Baschi. Nel mezzo, il microstato di Andorra. Lato francese: Paesi Baschi Nord, parte di Occitania e Catalogna Nord. Quindi le frontiere tra Stati in questa regione a volte sono diffuse. I Pirenei sono conosciuti per lo ski all’inverno e le attività come il rafting o il torrentismo in state, ma noi, che non ci piace essere tropi ordinari, abbiamo deciso di fare una visita più culturale (culturale come eufemismo di piuttosto gastronomica, ovviamente).
Abbiamo fato il viaggio in moto. Gioire delle strade sinuose e, soprattutto (detto da uno che non è veramente uno specialista parcheggiando la macchina), lasciare il veicolo dove uno vuole sono i principali piaceri immateriali che i motoristi abbiamo. Sia moto o macchina, comunque, è consigliabile disporre di mezzo di trasporto proprio per visitare i Pirenei.
Cominciamo per la Catalogna. Regione famosa per il suo movimento indipendentista e per la sua capitale Barcellona, che con la sua marca turistica prende protagonismo agli altri territori della regione. I Pirenei cominciano in Catalogna (bo, o finiscono, tutto dipende dal punto di vista). S’inizia la ruta, per esempio (per esempio e perché è quello che abbiamo fatto noi) per le montagne del Cadí, da Berga a la Seu d’Urgell. Uno dei primi villaggi, Gósol, è famoso perché Picasso ha soggiornato lì due mesi (c’è anche un castello in rovina, ma soprattutto profittano turisticamente del famoso pittore).
Continuammo per l’itinerario, e vedremmo anche altri paeselli, sempre con la curiosa montagna del Pedraforca nell’orizzonte. Una volta siamo alla Seu d’Urgell, proseguimmo per la N260 fino ad Aragona. I paesaggi e le strade sono magnifichi, e dopo 300 km, vale molto la pena andare alla stazione internazionale di Canfranc, situata vicina alla frontiera con la Francia. Se vi piacciono la stazione, i treni o la Storia (specialmente la II Guerra Mondiale) e una visita molto raccomandabile.
Tranne questa stazione, nel nord di Aragona, c’è anche la città medievale di Ainsa, uno dei villaggi più belli della Spagna, o Jaca con la sua cittadella militare imponente, non fatta per i pacifisti come me.
Entrando in Navarra, abbiamo visitato alcuni piccoli villaggi del nord. Qua siamo già in quello che i baschi nominano Euskal Herria. Per farla breve, Navarra è una comunità diversa: nel nord si parla ancora la lingua basca e il sentimento nazionale e culturale è predominante basco, mentre nel sud si sentono più spagnoli. Pamplona, la capitale, resta nel mezzo, ma ora è governata dagli indipendentisti baschi. Famosa per le sue Festa di San Fermín con gli encierros, serve un pomeriggio per visitarla. Si può fare la Ruta del Encierro (senza i tori, ovviamente) e seguire anche la parte del Cammino di Santiago che attraversa la città.
È mangiare. Soprattutto mangiare. I baschi scherzano sempre affermando che gli potranno prendere l’autogoverno, ma mai la fame. Lì mangiano bene, e molto (in quest’ordine). Per pranzo, si può andare all’Herriko Taberna, sede de la sinistra indipendentista basca, conosciuta per i suoi prezzi popolari. Nei Paesi Baschi i partiti, soprattutto i nazionalisti, concepiscono le sue sedi come bar e restauranti, rendendo così più difficile parlare di crisi della politica tradizionale. Ma è nella notte quando la potenza gastronomica di Pamplona è più incredibile. È frequente lì andare ai diversi bar del centro città per fare multipli pintxos con birra o vino (non è necessario sempre fare il due ogni volta, avviso importante per poter tornare a casa in un stato ammissibile).
Avendo la pancia piena (e solamente così) si può ritornare al nord della regione. Prossimo alla frontiera con la Francia, è possibile visitare le grotte di Zugarramurdi o quelle di Urdax.
Una volta traversata la frontiera, continuano i piccoli villaggi baschi, ora francesi. Vale molto la pena Sant-Jean-Pied-de-Port e la sua roccaforte medievale.
In questa zona se possono anche visitare (gratuitamente) le aziende di formaggi e vini della zona. Se andate fino ottobre, la Festa del Peperoncino di Ezpeleta è visita obbligata, soprattutto per mangiare un po’ di tutto (ricordate che siamo in Francia, ma sono ancora baschi!). Delle due grande città della zona, Bayonne e Biarritz, vi raccomando la prima per carina. La seconda solamente se vi piace il surf o i grandi hotel (l’hanno distrutta un po’, per essere giusti).
Senza sortire dei Paesi Baschi francesi, c’è l’incredibile (e vertiginosa) Passerella d’Holzarte, dove si può arrivare dopo 40 minute di piacente e ascendente gita per la natura.
Seguendo verso l’oriente e uscendo delle terre basche, abbiamo fato una parte della Ruta dei Colli, dove un può sentire come il mitico Tête de la Course (quel ciclista che sempre finisce vincendo tutte le tappe del Tour de Francia) salendo il famoso Tourmalet. Le strade sono incredibili se a uno gli piace guidare.
Una bella giornata, e un po’ di cambiamento climatico, ci ha permesso di pranzare in maniche corte nella cima. Si può finire il percorso alla città di Pau o visitando gratuitamente la cantina di Jurançon e assaporare i suoi vini.
Seguendo ancora più verso l’oriente, c’è il magnifico e perfettamente conservato castello di Foix, che offre una visita piuttosto interessante. E finalmente solo manca ritornare alla Catalogna, scegliendo una delle diverse strade, magari anche entrando in Andorra.
Ho fatto un breve sommario di un viaggio di sei giorni per condividere alcune idee. Particolarmente i Pirenei mi sono piaciuti per la sua diversità. Dal Mediterraneo all’Atlantico e dalla Spagna alla Francia. Ho dimenticato molte cose che avevamo fatto, e ovviamente non potevamo visitare tutti i luoghi interessanti. Ma la mia raccomandazione (e non sono niente originale, lo so) e prendere un veicolo e scoprire uno stesso i paraggi di questa meravigliosa catena montagnosa.
Guillem Marcé Rotger