5 buoni motivi per non perdersi la mostra di David LaChapelle
Fino al 13 Settembre 2015 il Palazzo delle Esposizioni (Roma) ospita la mostra fotografica “David LaChapelle. Dopo il diluvio”. Più di 100 fotografie, molte delle quali inedite e altre mai presentate prima in un museo. È una delle più attese retrospettive dedicate all’artista.
Perché dovreste visitarla?
1) Perché era il pupillo di Andy Warhol. Fu proprio il padre della Pop Art a scoprire il talento di LaChapelle che, giovanissimo, all’inizio degli anni ’80, aveva appena cominciato ad esporre le proprie opere nelle gallerie d’arte di New York. Warhol gli offrì il suo primo incarico professionale come fotografo per la rivista Interview Magazine, che lo portò ad appassionarsi al mondo della moda e a ritrarre moltissime celebrità (vi dicono nulla nomi come Madonna, Uma Thurman, Elizabeth Taylor, Leonardo DiCaprio, Hillary Clinton..?) tanto da guadagnarsi il soprannome di “Fellini della fotografia”.
A mio avviso, questo sarebbe già di per sé un motivo più che sufficiente per non farsi scappare “Dopo il diluvio”. Ma oggi mi sento così buona che vi do altre quattro ragioni per togliervi ogni dubbio e prenotare un treno al più presto.
2) Perché si tratta di uno dei fotografi americani più dissacranti di tutti i tempi – Vi basti pensare che la serie “Il diluvio” (The Deluge, 2006), focus principale della mostra ospitata a Roma, è ispirata niente meno che alla Cappella Sistina di Michelangelo. Praticamente una sfida tra titani, così incredibilmente lontani l’uno dall’altro da lasciare lo spettatore completamente disarmato di fronte alle imparagonabili forme di espressione della genialità artistica, che non conosce epoche né mezzi predefiniti.
The Deluge segna un punto di non ritorno nella carriera di LaChapelle: dal 2006 il fotografo pop, votato al successo tra le celebrities e alle copertine delle riviste di moda, decise di concepire opere votate soltanto all’esposizione nelle gallerie d’arte e nei musei, senza commissione alcuna. E quindi, è con un misto di compassione e ammirazione che osserverete La Pietà di Courtney Love nel tenere tra le braccia il corpo inerme del marito Kurt Cobain.
3) Perchè i titoli delle fotografie vi sconvolgeranno l’esistenza, ancor più delle fotografie stesse, di cui ne riconoscerete l’altissimo valore estetico sin dalla prima occhiata, ma di cui, soltanto dopo aver scrutato il cartellino bianco con la didascalia, non riuscirete più a dimenticarvi il genio. Siete pronti ad innamorarvi del mondo folle e incredibilmente spietato di LaChapelle?
4) Perché si è fatto un autoritratto sottoforma di casa. No, dico, avete capito? L’opera si intitola davvero “Self Portrait as a House” (vedi motivo 3, ndr). L’effetto, voluto, naturalmente, è quello di una casa delle bambole, ma in realtà si tratta di una casa vera e propria, riprodotta su scala reale e allestita ad hoc come set fotografico. Vi dico soltanto che ogni stanza ripropone una proiezione dell’artista in chiave Freudiana.
Non è assolutamente meravigliosa?
5) Perché al termine della mostra non troverete le parole giuste per descrivere cos’avete appena visto. Kitsch all’ennesima potenza, a suo modo realista e provocatoriamente pornografico. L’arte di LaChapelle è talmente folgorante che, passando tra una fotografia e l’altra, vi sembrerà di sentire la fragorosa risata di chi si fa assolutamente beffe del mondo e lo fa in un modo così diretto e crudele che non potrete far altro che sorridere anche voi, di gusto. Incantati.
Se non credete a me, almeno, spero possiate dare una chance a Helmut Newton, che, riprendendo un articolo del New York Times, disse: “A lot of the nudity is just gratuitous. But someone who makes me laugh is David LaChapelle. I think he’s very bright, very funny, and good.”
[“Gran parte della nudità è semplicemente gratuita. Ma qualcuno che mi fa ridere è David LaChapelle. Penso che sia davvero brillante, molto divertente e bravo”]