13 reasons to watch… or not? Fra teen drama e disagio psichico

13 reasons to watch… or not? Fra teen drama e disagio psichico

Ok, è successo questo. Ci siamo accapigliati sulla nuova serie di Netflix, 13 Reasons Why. E quando dico “Ci siamo” intendo tipo tutta la redazione. Piatti sono volati. Audiocassette sono state usate come armi. Con il filo degli auricolari del mio vecchio walkman ho quasi strangolato un collega.

Quindi Io (d’ora in poi A) e Fede Terribile (d’ora in poi F) ci siamo presi la briga di stilare una serie di pro e contro della questione. Pacatamente. Io contro, Fede a favore. E ovviamente in 13 punti.
Sigla!

 

Ragione 1.

F: I mostri esistono, ma sono troppo pochi per essere davvero pericolosi. Sono più pericolosi gli uomini comuni…

Così scriveva Primo Levi e lo stesso concetto – seppur in un contesto molto diverso – è espresso nella serie di Netflix 13 Reasons Why. Spesso si è detto che gli abusi subiti dalla protagonista di 13 non sono poi così gravi (escludendo ovviamente la parte dello stupro) o che i bulli della sua scuola non sono poi così cattivi da poter giustificare un tale malessere  ma proprio questa mancanza mette in luce il punto di forza della serie ossia la banalità del male.

I bulli che molestano Hannah sono tutto fuorché anormali: non sono troppo cattivi, non sono spietati, non agiscono con l’intenzione di nuocere ed questa la caratteristica più spaventosa ed insopportabile. Sarebbe stato sicuramente più accettabile vedere sullo schermo dei ragazzi che agiscono senza pietà e una povera ragazza inerme che subisce le ingiustizie più atroci ma tutto questo non accade in 13 Reasons Why e ci ricorda (come diceva la stessa Hanna Arendt) che essere il braccio intenzionalmente inconsapevole di un meccanismo crudele è qualcosa di estremamente comune e banale ed è proprio questo il vero male sempre in agguato.

 

A: Quale contenuto? Quale messaggio?

Iniziamo parlando del contenuto della serie, ancor prima che della forma. 13 Reasons Why affronta la corsa verso una morte annunciata della protagonista. Niente di nuovo. Ma come la affronta? Ci sono almeno due grossi errori nella serie, che la rendono lesiva di chi soffre (nel mondo reale), se non addirittura pericolosa.

Il primo grosso errore è considerare il suicidio come una possibilità nella vita reale. Non è così. Dati alla mano, la quasi totalità dei suicidi (o tentati) sono collegati a diagnosi psichiatrica (per maggiori informazioni cliccare qui), non necessariamente di ordine maggiore, anche “solo” un disturbo di personalità. Il suicidio ha una specifica genetica e una familiarità, tanto per dire. Che Hannah abbia un disturbo di personalità o una depressione non è nemmeno contemplato in tutta la serie. Che lei (o la sua famiglia) potesse chiedere un aiuto specialistico, non è nemmeno lontanamente menzionato (no, le ridicole “lezioni di comunicazione” non valgono). Alla base di questo assenza c’è una duplice ragione, a mio avviso: politica e di marketing.

Da un lato narrare “Si suicida per bullismo” oppure “Si suicida perché a preso un brutto voto” è sicuramente di maggior impatto che “Si suicida per un disagio psichico o per depressione”. Dall’altro, negli USA ipermedicalizzati, con un eccesso (sbagliato) di diagnosi psichiatriche nell’adolescenza, “normalizzare” un gesto che normale non è ha un chiaro intento politico e di impatto sociale. Sbagliato.

 

Ragione 2.

F: L’effetto Farfalla non è un nemico

L’idea che piccole variazioni nelle condizioni iniziali possano produrre grandi variazioni a lungo termine è qualcosa che in fondo ci terrorizza e per questo tendiamo spesso a vederlo come un qualcosa di lontano. Siamo sinceri è certamente meno pauroso pensare che le cose accadono senza un motivo e che non possiamo fare niente per cambiarle. Ma se non fosse del tutto così? E se quello che per noi è più facile chiamare caso non fosse altro che la somma di tante piccole azioni apparentemente insignificanti? Per quanta paura questo pensiero possa fare, in realtà è liberatorio e ci invita a riflettere sul potere che abbiamo di cambiare la nostra realtà: qualcosa che sembra banale per noi può essere devastante per qualcun altro, è giusto esserne consapevoli (e ci riporta al punto tre)

 

A: Per colpa di chi chi chi chi

Il secondo CLAMOROSO errore (volontario?) della serie, sul piano contenutistico, riguarda il concetto di colpa. Hanna vuole dimostrare che sono tutti colpevoli, tutti ugualmente carnefici del suo suicidio. Il messaggio che viene trasmesso è che una colpa collettiva, fatta di piccole colpe singole che TUTTI indiscriminatamente hanno. Non è così, ma purtroppo tutti i personaggi aderiscono a questa idea, compresi i genitori che fanno causa alla scuola (ok, questa cosa può funzionare solo in America). L’idea che “siamo tutti uguali, tutti ugualmente colpevoli” è sbagliata a prescindere e in tutti i campi, capace solo di alimentare una distruttiva macchina del fango. È ancora più sbagliata in ambito psichiatrico, dove dare la colpa all’ambiente e ai familiari/amici è oltretutto lesivo, perché instilla un senso di colpa che non piò che portare guai (come, agli effetti, accade). La colpa NON è degli altri. Il suicidio è figlio di un disagio psichico che può essere esacerbato, scatenato, da eventi esterni, ma che affonda le radici nella mente della persona che lo compie. Passare questo messaggio al pubblico che non ha esperienza in questo campo è un’occasione sprecata per affrontare tematiche importanti con coscienza ed esperienza. Peccato.

 

Vendetta tremenda vendetta!
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Ragione 3.

F: Siamo sempre responsabili delle nostre azioni

Forse non possiamo controllare il caso, il caos, il destino o come lo vogliamo chiamare ma possiamo sempre comportarci nel miglior modo possibile in ogni situazione… Come? Ecco alcuni spunti da dove partire:

“Evita di fare quello che rimprovereresti agli altri di fare” (Talete)

Chiese Tzu Kung “C’è una parola in accordo alla quale agire per tutta la vita?”

Disse Confucio: “È «perdono». Ciò che non vuoi sia fatto a te, non farlo agli altri” (Lun Yu 15,23)

“Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te: questa è tutta la Torah. Il resto è commento. Va’ e studia.” (Talmud babilonese, Shabbath 31 a)

“Colui che mentre cerca la felicità, opprime con la violenza altri esseri che pure desiderano la felicità, non raggiungerà la felicità per questo.” (Dhammapada 10)

“Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti.” (Gesù, Vangelo secondo Matteo 7,12)

 

A: Responsabilità, non colpa

La responsabilità non comporta il senso di colpa. L’idea che il senso di colpa debba accompagnare la responsabilità è profondamente radicata nella società occidentale di stampo cristiano (e ancor di più protestante, come gli USA), ma è profondamente sbagliata. La responsabilità vissuta tramite la colpa è una responsabilità a metà, perché non porta a nessuna consapevolezza. Porta solo paure.

E come dice Yoda: La paura è la via per il Lato Oscuro. La paura conduce all’ira, l’ira all’odio; l’odio conduce alla sofferenza. E se lo dice Yoda…

 

Ragione 4.

F: Ci ricorda che il bullismo è sempre sbagliato

In fondo cos’hanno fatto? Ma sì, sono solo ragazzi, no? Uno di loro ha scattato una foto ad Hannah mentre scendeva dallo scivolo con la gonna alzata per poi far credere agli amici di esserci andato a letto, uno di questi ha pensato di inviare la foto a mezza scuola per celebrare i successi del suo amico. Poi un altro ragazzo per vendicarsi della sua ex (e migliore amica di Hannah) l’ha inserita in una lista come ‘miglior sedere’ della scuola e questa cosa ha portato la sua amica ad accusarla di essere una poco di buono e schiaffeggiarla in pubblico, ha fatto sì che rimanesse da sola e che i ragazzi della scuola cominciassero a parlare di lei e a trattarla come una facile umiliandola in ogni occasione possibile. Nel frattempo è stata pedinata da uno stalker che la fotografava ogni notte etc etc etc

Il fatto è che troppo spesso si tende a sottovalutare il disagio di un adolescente: se un ragazzo prova a lamentarsi delle “prese in giro”, spesso gli viene risposto che è normale e lo si accusa di fare una tragedia per nulla. Al massimo si mette una nota sul registro al bullo in questione – un gesto ipocrita dal momento che nel 99% dei casi questo non influirà nemmeno su i voti e si torna a fare finta di niente.

Ma prendere in giro gli altri, offendere in modo gratuito, condividere fotografie private sono davvero solo semplici forme di divertimento adolescenziale?

Che ci piaccia o no una parola di troppo, una foto privata condivisa, i sussurri nei corridoi possono ferire e distruggere l’intimo di una persona e sarebbe giusto rivalutare la nostra percezione delle cose (vedi il punto 3): in fondo anche se Hannah non fosse poi stata stuprata e non si fosse suicidata, si sarebbe sicuramente portata dietro i segni di queste cattiverie per tutta la vita come li portano dentro tutti i ragazzi che subiscono atti di bullismo in un età delicata come quella dell’adolescenza.

 

A: Cos’è il bullismo?

Il bullismo è sbagliato, ma metterlo sullo stesso piano dello stupro è oltremodo ridicolo. Non sono figli né dello stesso sentimento, né dello stesso comportamento. E l’uno non conduce all’altro, ovviamente.

A costo di rendermi impopolare, e sempre senza giustificare questo comportamento, il bullismo è (almeno in parte) fisiologico dell’età adolescenziale, delle medie e delle superiori. Tutti noi siamo stati vittime (e carnefici) di varie forme di bullismo, più o meno grave. Sia chiaro, questo non giustifica. Ma neppure condanna. Per il punto 2, come già detto.

E allora perché su Hannah gli eventi hanno un effetto così devastante? Perché ciò che è diverso è la capacità di reagire (quella che i colti chiamano “resilienza”), che è una attitudine propria e personale, forgiata dalla genetica e dall’ambiente infantile. No, non è colpa dei compagni di classe. Si vedano i punti 1 e 2.

 

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Ragione 5.

F: Ricorda che la verità è che la verità cambia

Sarebbe stato forse più comprensibile se la protagonista di 13 fosse stata presa di mira perché considerata brutta o poco desiderabile. Sarebbe stato forse più comprensibile se Hannah avesse provato a difendersi: ma come detto all’inizio niente in questo telefilm è scontato.

Hannah non prova a difendersi perché è consapevole che un ragazzo giovane e ricco come Bryce probabilmente non verrebbe neanche condannato visto che lui ha una reputazione di successo mentre lei viene considerata la poco di buono sbandata della scuola.

Hannah viene attaccata dai suoi compagni di scuola principalmente perché considerata una bella ragazza mostrando chiaramente come anche una cosa di norma positiva può trasformarsi in un incubo in determinate condizioni.

Anche se pensiamo di essere ormai tutti emancipati, nel sentire comune una ragazza deve comunque avere una condotta di un certo tipo e se non ha questa condotta irreprensibile  allora be… forse se l’è cercata… Alla fine ci è andata lei alla festa no? Poteva urlare no più forte? Poteva anche stare a casa, giusto?

 

A: Nessuna caratterizzazione psicologica

Sono molto dispiaciuto della totale assenza di caratterizzazione psicologica dei personaggi, ed in particolare della grande burattinaia Hannah. La serie si focalizza solo sugli eventi esterni ad Hannah e sulle sue reazioni, senza approfondire mai la sua psicologia (che in 13 puntate poteva anche essere affrontata, dai). Hannah è quella che ha fatto questo o si dice non abbia fatto quello. Nessuno si interessa alle sue aspirazioni, ai suoi desideri (che vadano oltre il desiderio di farsi il ragazzo fico della scuola. No, non è psicologia questa).

 

Ragione 6.

F: Ci ricorda che la vittima per essere tale non deve essere perfetta

Hannah avrebbe potuto agire in modo diverso? Ovviamente sì ma non lo fa… Perché? Perché forse scopre di essere più fragile di quanto lei stessa immaginava? Perché forse non sa come reagire in altro modo, perché forse non ha mai avuto problemi più gravi di questi nella sua vita? Tutto è possibile ma non bisogna dimenticare che Hannah in fondo è semplicemente una di noi, una ragazza come tante che prova a cavarsela come può e commette i suoi errori ma tutto questo non toglie o minimizza la sua sofferenza, perché la sofferenza è umana ed essere umani vuol dire anche essere imperfetti.

 

A: Non personaggi, ma macchiette

Se la protagonista non viene debitamente caratterizzata sul piano psichico, i comprimari non sono da meno. Con la sola, parziale, eccezione di Clay, nessun personaggio va oltre il suo ruolo all’interno della vicenda. Il bullo che fa sport; il belloccio un po’ superficiale; il nerd sociopatico; il preside cattivo; il gay che scrive poesie perché è sensibile (NO, MA DAVVERO?? NEL 2017 NON RIUSCIAMO A SVINCOLARCI DAL GAY CHE SCRIVE POESIE??).

L’unica caratterizzazione psicologica è la dicotomia per cui tutti sono vittime e carnefici; tutti sbagliano, ma tutti hanno dei problemi. Non c’era davvero bisogno di 13 puntate per affermare questo. Suvvia.

 

Ecco! Mi sembrava di averlo già visto da qualche parte!
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Ragione 7.

F: Ci invita a metterci in discussione

13 non vuole denunciare solo il bullismo ma denuncia tutti quelli che lasciano correre i problemi che reputano troppo lontani dal loro mondo senza accorgersi che questi, per quanto possano sembrare piccoli ed insignificanti, andranno comunque a plasmare inevitabilmente le persone che li vivono e potrebbero un giorno ingigantirsi fino a colpire tutti.

 

A: Il giusto peso

Se tutti hanno colpa, allora ogni azione è rilevante, sempre e comunque. Fortunatamente nel mondo reale non è così e alle azioni di ciascuno bisogna anche dare il giusto peso. L’adolescenza fa schifo, è un periodo che ti rimane addosso tutta la vita (e non lo dico io, lo dice Zerocalcare), ma bisogna anche sapersi prendere alla leggera. A questo punto preferisco l’approccio di 17 Anni e Come Uscirne Vivi.

 

Ragione 8. 

F: Ci ricorda cosa vuol dire essere davvero empatici

Molti personaggi di 13, Hannah compresa, sono spesso antipatici e per ciò incredibilmente veri… questo ci ricorda che provare empatia verso gli altri non vuol dire per forza essere d’accordo con loro, nella maggior parte dei casi in cui pensiamo di provare “empatia” la proviamo solamente perché ci identifichiamo nella persona che abbiamo davanti e simpatizziamo con lei, ma l’empatia non è un sinonimo di simpatia!

L’empatia è la capacità di mettere da parte la nostra posizione per provare a guardare le cose dalla posizione del nostro interlocutore anche se non ci identifichiamo con lui.

 

A: Empatia, questa sconosciuta

Nel telefilm i personaggi davvero empatici sono pochissimi. E quelli che lo sono vengono immediatamente allontanati da Hannah e soci. Purtroppo Hannah si dimostra incapace di accettare aiuto, anche quando gli altri ci provano (Clay, ma anche i genitori, che alla fine sono tirati in mezzo nelle cassette più per cattiveria che per reali colpe). Perché alla fine è più facile crogiolarsi nel dramma che cercare reale aiuto. Non ne faccio una colpa per la protagonista, anzi, si tratta di un’altra sfaccettatura di quel disagio psichico che non viene mai realmente affrontato. Non è un punto a sfavore, è una precisazione.

 

Ragione 9.

F: Ci ricorda che dobbiamo dimostrare i nostri sentimenti quando ne abbiamo la possibilità

Quando Hannah manda via Clay perché non riesce ad andare oltre il bacio per via dei suoi trascorsi, Clay se ne va.

Certo, sarebbe potuto restare, chiederle spiegazioni, dirle le stesse cose che immagina di dirle poi mentre ascolta la sua cassetta ma non lo fa e non è una colpa.

Ma come dice Clay stesso successivamente  “l’amore forse non basta a salvare la vita di una persona ma ci si può provare” e questo è sicuramente l’insegnamento più importante di cui tutti dovremmo fare tesoro dopo aver visto 13.

Purtroppo, nella fase acuta di un disturbo che genera un malessere tale da contemplare il suicidio, è molto difficile manifestare l’amore: come si vede chiaramente nella serie di Netflix Hannah nella fase acuta della sua depressione allontana tutti perché non riesce più a ricambiare l’amore che gli altri provano per lei in quanto non lo ritiene abbastanza: prova solo rabbia e disperazione.

Spesso chi soffre davvero ha una particolare lettura della vita, di se stesso e della propria amabilità: chi in qualche modo ha sperimentato la sensazione di valere poco o niente fa fatica a credere all’amore degli altri, non perché gli altri non siano abbastanza, ma perché chi soffre non si ritiene degno in prima persona di meritare amore. Per questi motivi in questi casi più gravi è meglio rivolgersi ad un estraneo competente che curi la persona nel momento critico. Non bisogna vergognarsi di chiedere aiuto. Mai.

 

A: Amor vincit Omnia?

A parte che la frase citata sull’amore nell’originale suona più tipo “l’amore non può portare indietro dalla morte, ma puoi provarci”, è in entrambi i casi intrinsecamente sbagliata. L’idea che con l’amore si possa curare la problematica psichica è figlia di una psicologia degenerata (tipo Morelli, o uno qualsiasi dei suoi occhiali). L’amore aiuta nei problemi di tutti i giorni; non nel disagio (o peggio nella patologia) psichico. Anche questo è un messaggio fondamentalmente sbagliato da dare agli spettatori. Continuiamo così. Demonizziamo psichiatri e malati. L’amore cura tutto.

 

 

Ho pianto di più con Toy Story
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Ragione 10.

F: Racconta la storia di tutti

13 Reasons Why non parla solo di Hannah ma parla di tutti noi e ci invita a fermarci a pensare:  è davvero necessario dire una brutta parola ad una determinata persona? È  giusto aver pregiudizi a causa di voci di corridoio? Quello che dico può ferire nel profondo qualcuno anche se non è mia intenzione farlo davvero? Cosa posso fare per migliorare il mondo in cui vivo?

Clay ad esempio, per migliorare il suo mondo dopo la tragedia che ha vissuto, sceglie di agire parlando con Skye una ragazza che a prima vista sembra non aver bisogno di lui.

Ci sono diversi modi in cui gli adolescenti (e le persone in generale) cercano di chiedere aiuto e non bisogna ignorarli solo perché ci sembrano forti o troppo diversi. Non bisogna dare nulla per scontato, siamo tutti nella stessa barca.

 

A: Vendetta, tremenda Vendetta! (è una citazione, ma checcazzo ne sapete?)

Fortunatamente no! Perché indicherebbe come buona via di risoluzione di qualunque difficoltà la vendetta più truce e becera. Perché sì, Hannah in maniera piuttosto immatura sceglie la via della vendetta verso tutti e tutto (ma tanto sono tutti cattivi, no?). La vendetta non porta mai buoni frutti (come il telefilm brillantemente dimostra), ma viene qui quasi glorificata. Anche questo non sarebbe esattamente un messaggio edificante, ma al confronto del resto è una bagatella.

 

Ragione 11.

F: Non romanticizza il suicidio

È stato detto spesso che 13 potrebbe istigare al suicidio perché lo romanticizza e lo fa apparire come una soluzione semplice a problemi futili.

Be, non so proprio cosa abbia visto chi afferma queste cose: io non ci ho trovato niente di romantico nella scena del suicidio di Hannah, anzi una crudezza così estrema in un teen drama non l’avevo ancora mai vista:  il rumore del taglio e del sangue che scorre fuori dalle vene tagliate, il tremore, il dolore delle ferite, la fredda volontà di andare avanti e fare il secondo taglio… per me è stato uno shock e sto male ogni volta che penso che qualcuno possa stare così male da volersi uccidere in questo modo così orribile.

 

A: Copycat

Un aspetto su cui alcune associazioni in terra straniera si sono accapigliate è il rischio di emulazione. Esiste davvero? Diciamo che non provare a contestualizzare il suicidio in una problematica di reale disagio/patologia psichica non aiuta, così come non aiuta di certo lo scaricare le colpe sugli altri, sempre. L’adolescenza è un periodo estremamente a rischio, per l’estrema fragilità che la contraddistingue, per la ancora parziale maturazione dei processi cognitivi. Si poteva offrire un messaggio migliore, più costruttivo. Ma avrebbe venduto meno.

Obbietteranno i bravi lettori: Ma il giovane Werther si suicidava ugualmente e nessuno ha mai parlato di emulazione! Diciamo che ci sono alcune, piccole, differenze. Innanzitutto è scritto e pensato per un’epoca specifica e non può venire decontestualizzato dal luogo e dal tempo. È e vuole essere l’apoteosi del romanticismo, del “forte sentire”. Non è facile immedesimarsi in Werther, perché la maggior parte di noi non è un giovane colto e ricco di metà ottocento (e anche quando è uscito, questa categoria sociale era piuttosto scarna…), né si arruolerebbe mai nella rivoluzione greca per suicidarsi (come un Santorre di Santarosa qualunque o Lord Byron). Molto più facile immedesimarsi in una ragazzina bullizzata al liceo. Altro aspetto importante è la diffusione. Una serie TV oggi ha una diffusione capillare, cosa che qualunque opera letteraria non ha mai avuto. Sui grandi numeri, il rischio di andare ad impattare su menti più fragili è maggiore.

 

Ragione 12.

F: Ci invita a riflettere sulla tecnologia

Mandare una foto o scrivere un messaggio su What’s App sono gesti così semplici e veloci che alla lunga portano a dimenticare quanto siano in realtà importanti.

Le persone su internet spesso scrivono cose serie o a volte anche gravi ed offensive senza dargli il minimo peso. Hannah invece da un grande peso al suo messaggio ed infatti lo incide sulle delle vecchie audio cassette: non lascia che la sua voce sia semplice aria al vento, una nota vocale tra tante ma sceglie di incidere le sue parole su un supporto elettromagnetico: un supporto che occupa uno spazio nel mondo, un supporto scomodo e di difficile fruizione come il messaggio contenuto al suo interno.

Forse se ogni tanto scrivessimo una lettera a mano o registrassimo una cassetta da regalare ci ricorderemmo meglio che le nostre parole non volano via con il vento della connessine wifi ma sono importanti, possono fare la differenza e restare nel cuore di chi le ascolta per tutta la vita. 

 

A: Tecnologia & narcisismo

Hannah si rivela una narcisista vendicativa e malevola, nel complesso. Che preferisce utilizzare un mezzo obsoleto per rendere la vita difficile ai suoi “nemici”.

Detto questo, è vero pone una interessante questione sui nuovi mezzi tecnologici. Netflix ha una potenzialità incredibile, grazie alla sua capillarità, che al momento non viene sfruttata debitamente. Le “grandi produzione” di Netflix, infatti, per ora si sono rivelate puro marketing, sebbene di buona fattura. Netflix potrebbe essere un grande veicolo non solo per messaggi positivi, ma anche per novità cinematografiche e sperimentazioni. Per ora, purtroppo, si limita ad inseguire vecchi modelli (Stranger Things e i mille occhiolini) o a prediligere il contenuto scandalistico, come in questo caso. Speriamo cambi.

 

Ragione 13.

F: Ha una colonna sonora bellissima

A: Ancora i Joy Division? Ma ascoltarli dopo I 17 anni non è anticostituzionale?

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