10 viaggi del 2018 che non scadranno nel 2019
Nel 2018 non abbiamo perso un giorno per farci e organizzarci dei viaggi considerevoli. Anzi, abbiamo decisamente esagerato. E quando è stato il momento di sceglierne solo 10 siamo andati in crisi. Questa, dopo intense riflessioni, è la selezione dei dieci viaggi che abbiamo fatto quest’anno che riteniamo non scadranno nel 2019. Dieci viaggi che, al contrario, vi suggeriamo assolutamente di fare nell’anno che verrà. L’ordine, come in generale quello fragilissimo delle nostre vite, è puramente casuale.
1 – PANTELLERIA, LA FIGLIA DEL VENTO
La chiamano la “figlia del vento”, Pantelleria. Spazzata dal maestrale, inumidita dallo scirocco. Arsa dal sole. Corrosa dal sale. Eppure, nonostante la furia degli elementi che si abbatte su di lei e la sconvolge, Pantelleria è anche la calma. E’ il rallentare. Pantelleria devi arrivare a scoprirla sapendo che sei tu a doverti adattare a lei, e solo allora lei si mostrerà in tutta la sua bellezza.Perché l’Isola decide.
L’Isola comanda. L’Isola dà e toglie. Pantelleria è un corso accelerato di accettazione dell’imprevisto. Il ritorno è una promessa che viene strappata dopo essersi reciprocamente studiati. La ritrosia di questa terra non è altro che una continua danza di corteggiamento. Da visitare, tassativamente.
2 – JAISALMER, NEL RAJASTAN: UNA CITTA’ DORATA SULLA VIA DELLA SETA
La Città Dorata del Rajasthan sorge nel cuore del Deserto del Thar, a pochi km dal Pakistan, e risponde al nome di Jaisalmer. A riportare indietro nel tempo, tra bancarelle che offrono di dipingerti le braccia con l’henné e i classici “vendo oro” che hanno colonizzato le strade di mezzo mondo, ci pensano i templi giainisti, con il loro candore mantenuto nei secoli ed i tappeti cosparsi di scarpe di ogni forma e colore, lasciate fuori dalla porta e costudite da grassi custodi al prezzo di qualche moneta. a tempi immemori luogo di pellegrinaggi cominciati da lontano, Jaisalmer rappresenta così soltanto un altro dei baluardi di quel sincretismo religioso e quell’opaca tolleranza tra comunità simili ma orgogliosamente distinte che risvegliano i sogni e gli stereotipi dei viaggiatori europei.
3 – NUOTARE A RANA NELLA CROAZIA SELVAGGIA
Per una strana serie di coincidenze finisci in Croazia, che è bella, per carità, ci sei stata tante volte e hai delle kune in un cassetto, però è agosto e ti sorge il dubbio che ci troverai il mondo intero e poche spiagge solitarie da esplorare. E invece no! Impari subito a convivere un vento incessante e scopri l’esistenza del detto: “la bora nasce a Segna, si sposa a Buccari e muore a Trieste”. Dopo pochi tentativi capisci che tutti i turisti si riversano in quelle tre, quatto calette visibili dalla strada, ma se hai pazienza e voglia di avventura puoi parcheggiare ai lati della litoranea e prendere la prima sterrata che si infila tra i rovi, ti fa inerpicare sulle rocce e ti porta finalmente in un mare deserto e selvaggio tra vegetazione brulla e scogli a picco. Un itinerario nei luoghi più selvaggi di questo strano Paese che, dalla notte dei tempi, ha abbandonato l’uso delle vocali.
4 – DA HELSINGOR AL LOUISIANA MUSEUM: LA DANIMARCA OLTRE COPENAGHEN
Premesso che Copenaghen è bellissima e va vista almeno una volta nella vita, siccome a noi piace fare gli alternativi in Danimarca non ci siamo limitati a visitarne la capitale. Così abbiamo scoperto che nel nord c’è una cittadina piccola ma incredibilmente suggestiva: è Helsingør, con il (famoso?) castello di Kronborg, a due passi dalla Svezia. Poco più a sud della suddetta, invece, sulle rive del mare del Nord (presumibilmente, vista la temperatura) sorge il Louisiana Museum of Modern Art. La convivenza della Danimarca (e dei danesi) con la natura qui raggiunge il suo apice. Cemento, legno e vetro si infilano in un parco di conifere e latifoglie che degrada lentamente nel mare. Statue e opere di arte moderna si alternano ai tronchi. Un messaggio della compagnia telefonica ricorda che a pochi chilometri d’acqua c’è ancora, di nuovo, la Svezia.
5 – MODI ALTERNATIVI PER PASSARE UNA GIORNATA IN THAILANDIA
Premesso che abbiamo promosso anche tutte le esperienze più o meno tradizionali che asseriscono al concetto di Thailandia, questa volta abbiamo provato qualcosa di diverso (strano). Siamo alle pendici dei monti Sankambeng e la piana di Khorat si stende in tutta la sua umile magnificenza novembrina. Quella che abbiamo vissuto è una storia che parla di foreste, serpenti, napoletani, anziani e polli spericolati. Insomma, la Thailandia è molto di più di spiagge e massaggi.
6 – SVIZZERA: BASILEA COAST TO COAST
A Basilea ci vai perché ami l’arte: sede di circa 40 musei, più o meno celebri, più o meno costosi. Senza sottovalutare la possibilità di fotografare l’architettura variegata che incontri, tu che sei ingordo di immagini e filtri Instagram. Ci vai perché è una città di frontiera, al crocevia tra Svizzera, Germania e Francia. Il ponte pedonale più lungo d’Europa unisce la sponda tedesca e quelle francese del Reno, ma prima lo devi raggiungere. Basilea va vista da lato a lato.
Il Kumano Kodo Giapponese (per gli amici: il pellegrinaggio per eccellenza dei giapponesi) è un viaggiolungo i sessanta chilometri che separavano da Hongu, inseguendo l’equilibrata armonia che deriva dalla totale simbiosi con la natura. D’altronde cos’è il culto shintoista, se non la venerazione del mistero del creato e il profondo rispetto del ciclo della vita? Di questo viaggio ci resta un diario unico, in diverse tappe. Sensazione per sensazione, sguardo per sguardo, fatica dopo fatica.
8 – ELEGIA DELLE DOLOMITI DALLA FINESTRA DI UN RIFUGIO
Poche storie, sulle Dolomiti bisogna andarci e perdercisi (con giudizio) almeno una volta nella vita. Bisogna andarci e accorgersi dell’incredibile altezza delle cime, dei fiori piccoli ma tenacissimi che spuntano sulla nuda pietra dolomitica, del colore delle rocce che varia dal bianco al verde scurissimo fino al quel rosa incredibile, memoria del tempo ancestrale in cui quelle pareti non erano altro che barriera corallina. Salire significa anche aspettare il tramonto o alzarsi all’alba per assistere all’enrosadira (dal ladino rosadüra o enrosadöra), il piccolo miracolo per cui nelle prime e nelle ultime ore del giorno le rocce dolomitiche si infiammano di rosa e rosso, fino a tingersi di viola.
Premesso, anche qui, che abbiamo promosso tutte le esperienze tradizionali di Parigi, c’è una cosa di cui siamo abbastanza drogati. Sbilenchi, di un grigio bluastro ed accattivante, bohémien, stracolmi di camini e di finestrelle su un cielo spesso coperto. Aaaaaah, i tetti di Parigi. Una di quelle cose che potresti passare le giornate a fotografare. Quando, però, un amico ospitato giusto per qualche giorno ti chiede qual è, allora, il posto da cui più vale la pena ammirarli, la risposta non è così immediata. L’unica soluzione è un viaggio – letteralmente – da un angolo all’altro della città in una gelata ma limpida giornata di fine febbraio. Il risultato è una classifica a malapena esaustiva e dai criteri scarsamente oggettivi.
10 – ROTTERDAM E LA BELLEZZA DELLA RICOSTRUZIONE
Per capire davvero la portata della distruzione subita dal popolo olandese mezzo secolo fa è bene partire dalla statua di un architetto russo, naturalizzato francese. Nella lingua locale si chiama De verwoeste stad, “La città distrutta”. Ma col tempo ha acquisito un altro nome, più adatto: Stad zonder hart: “Città senza cuore”. Un essere umano in bronzo, alto più di sei metri. Le braccia rivolte al cielo, sul volto deforme un grido di disperazione e poi un enorme squarcio nel petto, lì dove dovrebbe battere un cuore. Rotterdam ha dovuto ricostruire da qui. Poteva mettere in piedi una crudele riproduzione di ciò che aveva perduto, un memoriale eterno di un’indicibile tragedia. Invece, ha costruito grattacieli innovativi, edifici asimmetrici e all’avanguardia, nuovi ponti verso un futuro più ottimista. Ed è diventata la città dall’architettura più incredibile dei Paesi Bassi.
Inutile dirvi che siamo, ovviamente, già pronti a ripartire.
Fasten seat belts. Cabin crew, ready for take off.